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Tumore al pancreas: una grave patologia da prevenire e combattere senza esitare. Come riporta l'Osservatorio Malattie Rare si tratta infatti dell'unico tipo di tumore per cui negli ultimi quarant'anni non sono stati riscontrati miglioramenti in termini di sopravvivenza.
Sempre secondo i dati dell'OMR, si stima, inoltre, che l'adenocarcinoma del pancreas sarà nel 2030 la seconda causa di morte tra i tumori.
Ma dove si trova il pancreas e a cosa serve? Il pancreas è una ghiandola di circa 18-20 cm dalla forma allungata che si trova in profondità all'interno dell'addome, tra lo stomaco e la colonna vertebrale. Si divide in tre parti: la testa, a stretto contatto con il duodeno, il corpo, al centro e la coda, la parte che si assottiglia progressivamente fino alla milza.
Il pancreas è responsabile della produzione di numerosi ormoni molto importanti come insulina e glucagone (gli ormoni che regolano il livello di zuccheri nel sangue) ed enzimi digestivi come la tripsina. Quando alcune cellule di questa ghiandola iniziano a riprodursi senza controllo e ordine, si manifesta appunto il tumore al pancreas.
Per capire come diagnosticare, prevenire e curare questa neoplasia abbiamo intervistato il dottor Marco Filauro, Direttore del Dipartimento di Chirurgia Addominale dell'Ente Ospedaliero Ospedali Galliera di Genova.
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Partiamo con qualche numero: il tumore del pancreas, nella sua forma di adenocarcinoma pancreatico, la più frequente, rappresenta circa il 3% di tutti i casi di tumore stimati in Italia.
La patologia si presenta in entrambi i sessi, con una prevalenza in quello femminile, e a differenza di come avveniva in passato, quando aveva una forte incidenza soprattutto tra le persone anziane, si manifesta a qualunque età.
Il tumore al pancreas può insorgere dunque a 20, 30 o 40 anni, localizzandosi nella testa o nella coda dell'organo.
Tra i tumori maligni del pancreas i più frequenti sono dunque gli adenocarcinomi, oltre ai quali si annoverano anche situazioni meno rappresentate statisticamente come i tumori neuroendocrini, con una connotazione di malignità diversa rispetto ai precedenti.
Stanno inoltre emergendo casi molto più rari, come situazioni pre-cancerose, ormai ben note, come le IPMN (le neoplasie intraduttali papillari mucinose), patologie cistiche del pancreas che vedono la formazione all'interno della ghiandola di zone dal contenuto mucinoso.
La percentuale di sopravvivenza è aumentata ma non supera il 10% dei pazienti operati. La prevenzione gioca quindi un ruolo determinante.
Non esistono ancora certezze in proposito: non sono stati individuati fattori di rischio statisticamente significativi. Il fumo tuttavia può essere considerato un fattore di rischio importante, insieme a vita sedentaria, obesità o aumento di peso, ridotta assunzione di frutta e verdura ed elevata assunzione di grassi e alcool.
I ricercatori stanno lavorando, inoltre, sulle cause genetiche: in circa il 10% dei casi, il paziente affetto da tumore al pancreas proviene da una storia familiare di tumori alla ghiandola. La neoplasia pancreatica potrebbe dunque essere quasi definita come un tumore ereditario, anche se sono ancora oggetto di studio i precisi fattori genetici responsabili.
I sintomi del disturbo diventano presenti e riconoscibili purtroppo solo in una fase tardiva della malattia, ovvero quando è in acuta progressione. Il tumore tende infatti ad evolvere lentamente senza però dare segni visibili, con una frequente conseguente diagnosi tardiva.
Il segnale più importante è però l'ittero: quando la cute e le mucose del paziente si presentano come giallastre è in corso un aumento anomalo della bilirubina (una sostanza convogliata nella bile che deriva dalla degradazione dell'emoglobina) nel sangue.
Può, inoltre, essere sintomo della presenza di un tumore pancreatico la comparsa improvvisa di diabete in età adulta, causato da una disfunzione nella produzione dell'insulina e del glucagone.
Le metastasi del tumore, localizzato nella testa del pancreas, vanno infatti a comprimere il dotto biliare, impedendo il corretto flusso della bile. Un altro importante sintomo analogo può infatti essere un forte dolore alla schiena: quando il tumore nella coda del pancreas cresce a dismisura finisce infatti per toccare l'aorta, i nervi e la colonna vertebrale del paziente.
Sarebbe possibile anticipare molte diagnosi se venissero effettuati su larga scala esami come l'ecografia, che la maggior parte della popolazione richiede solo in casi straordinari. Attualmente, tuttavia, la percentuale di diagnosi tempestive è cresciuta.
Se l'ecografia dell'addome mette in luce la formazione di lesioni del pancreas e delle strutture circostanti, lesioni che sviluppandosi potrebbero dare origine ad un tumore, è assolutamente indispensabile farsi inserire in un programma di follow up e monitoraggio periodici.
Il comportamento più importante da adottare rimane comunque quello legato alla prevenzione: come abbiamo evidenziato prima, sono notevoli fattori di rischio il fumo, l'obesità, il diabete.
In caso di comparsa di un diabete fulminante in età adulta è assolutamente necessario sottoporsi dunque ad un controllo. Anche l'esistenza di uno o più casi di neoplasie addominali tra i propri familiari rende consigliata almeno una visita.
Ai pazienti operabili si riservano due tipi di terapia chirurgica, a seconda di dove si sviluppa il tumore:
1) Duodenocefalopancreasectomia (DCP), ovvero la rimozione delle metastasi localizzate nella testa del pancreas con l'eliminazione della testa del duodeno del paziente e dei linfonodi limitrofi, un trattamento che non sembra avere causato controindicazioni nei pazienti idonei;
2) Splenopancreasectomia sinistra e pancreasectomia con conservazione della milza, ovvero il trattamento dei tumori localizzati a sinistra nell'asse addominale attraverso chirurgia laparoscopica. Questa terapia chirurgica non comporta l'apertura dell'addome del paziente, ma sfrutta la chirurgia mini-invasiva. SI tratta tuttavia ancora di un trattamento sperimentale: pochi ospedali si servono della chirurgia laparoscopica e personalizzata.
Ringraziamo il dottor Filauro e l'Ente Ospedaliero Ospedali Galliera per il tempo dedicato a questa intervista e per le preziose conoscenze che hanno desiderato condividere con noi. Anche noi del team di Ihealthyou vi invitiamo, inoltre, a prestare attenzione a segnali sospetti e a dedicarvi alla prevenzione di questa patologia osservando corrette abitudini alimentari e di vita.
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