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7' di lettura

Nel 1981 l’Assemblea generale dell’ONU ha istituito il 3 dicembre come la Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità per promuovere l’inclusione delle persone disabili e combattere ogni forma di discriminazione.


Quest’anno la Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità durerà per tutta la settimana dal 30 novembre al 4 dicembre e il tema scelto è "Ricostruire meglio: verso un mondo post Covid-19 inclusivo della disabilità, accessibile e sostenibile". La pandemia, infatti, non ha fatto che evidenziare problematiche già presenti nell’ambito dei diritti delle persone con disabilità sottolineando la necessità di impegnarsi concretamente e affrontare con maggiore attenzione questa tematica.

Ma innanzitutto, cosa si intende per disabilità? quante sono le persone disabili in Italia? quali sono le tipologie di disabilità più diffuse? Quali le principali conseguenze sugli aspetti della vita come scuola, lavoro e vita sociale?

Cerchiamo di rispondere insieme a queste domande:

  1. Disabilità in Italia: differenze di genere, d'età e geografiche
  2. Disabilità tra scuola, lavoro e vita sociale
  3. Come ha influito il Covid-19 sulla vita delle persone disabili

1. Disabilità in Italia: differenze di genere, d'età e geografiche

Fino a pochi decenni fa, la disabilità era considerata solo come una condizione personale che porta un individuo a vivere con delle limitazioni e veniva trattata esclusivamente come "problema" medico su cui intervenire individualmente.

Un paradigma applicato oggi quasi universalmente è invece il cosiddetto Modello Sociale della Disabilità, coniato negli anni ‘80 in contrapposizione al tradizionale modello medico, secondo cui la disabilità è il risultato di un’interazione tra il livello di limitazione individuale fisica, sensoriale, cognitiva o mentale e il contesto di vita. La disabilità oggi è quindi concepita in gran parte come una conseguenza di fattori sociali e, per questo motivo, se il contesto è poco accessibile o inclusivo la disabilità aumenta.

Inoltre, dopo anni in cui ci si limitava a produrre stime in modo discontinuo e disomogeneo, Istat, nel 2019, ha pubblicato per la prima volta un rapporto dedicato alla disabilità in Italia per cercare di descrivere questa situazione.

Il rapporto è stato uniformato alle direttive impartite dal sistema delle statistiche europee, che utilizzano l’indice definito come Global Activity Limitation Indicator (GALI), che rileva le persone che riferiscono di avere limitazioni, a causa di problemi di salute, nello svolgimento di attività abituali e ordinarie. La stessa Istat però ammette che si tratta di una modalità che non consente di avere un panorama adeguato, ma è un primo passo verso futuri approfondimenti.

Secondo Istat sono 3,1 milioni le persone disabili in Italia, il 5,2% della popolazione italiana e, a livello territoriale, percentuali più elevate di persone con disabilità si riscontrano in Umbria (8,7% della popolazione), Sardegna (7,3%) e Sicilia (6%). L’incidenza più bassa si registra invece in Veneto, Lombardia e Valle d’Aosta.

La metà delle persone con gravi limitazioni in Italia (1,5 milioni) ha più di 75 anniil 60% delle persone disabili in Italia sono donne. La differenza tra generi è presente in tutte le fasce di età, tuttavia esplode dai 65 anni in su, dato che deriva dal fatto che le donne vivono più a lungo degli uomini.

A questo numero vanno poi aggiunte circa 12,8 milioni di persone (21,3% della popolazione italiana) che dichiarano di avere limitazioni più lievi come le malattie croniche come diabete, malattie del cuore, bronchite cronica, cirrosi epatica o tumore maligno, demenze senili, disturbi del comportamento. Anche in questa popolazione prevalgono le donne e le persone anziane.

>> Per una visione d’insieme dei dati sulla disabilità segui il link

Team al lavoro che analizza dati

2. Disabilità tra scuola, lavoro e vita sociale

La disabilità in Italia costituisce ancora un ostacolo che rende difficile accedere a diverse tappe della vita come il lavoro, l’istruzione e la vita sociale, sanciti come diritti dalla Costituzione.

Secondo i dati Istat, tra le persone con disabilità è senza titolo di studio il 17,1% delle donne contro il 9,8% degli uomini. Inoltre, la quota di persone con disabilità che ha raggiunto titoli di studio oltre il diploma di primo livello è pari al 30,1% tra gli uomini e al 19,3% tra le donne.

Nonostante negli ultimi anni il processo di inclusione scolastica delle persone disabili sia accelerato, basti pensare che gli alunni con disabilità nella scuola italiana sono passati da poco più di 200 mila nell’anno scolastico 2009/2010 a oltre 272 mila nell’anno scolastico 2017/2018, permangono tuttavia importanti barriere per l’accessibilità degli edifici. L’indagine Istat riporta infatti che solo 1 scuola su 3 ha abbattuto le barriere fisiche e 1 su 5 ha abbattuto le barriere senso-percettive, con forti differenze territoriali tra nord e sud.

L’impatto della disabilità rimane forte anche sulla partecipazione al mondo del lavoro. All’interno della popolazione compresa tra i 15 e i 64 anni, risulta occupato solo il 31,3% di coloro che soffrono di gravi limitazioni (26,7% tra le donne, 36,3% tra gli uomini) contro il 57,8% delle persone senza limitazioni.

Questo dato presenta forti differenze territoriali: nelle regioni del sud solo il 19% delle persone con disabilità è occupato, contro il 37% del nord e il 42% del centro. Infine, le persone con disabilità in Italia sono occupate soprattutto nella pubblica amministrazione (il 50%).

Anche la socialità è un tema importante per le persone che vivono con delle disabilità. Sempre in riferimento allo studio condotto da Istat, alcuni dati dimostrano l’impatto che le condizioni di disabilità hanno sulla relazioni interpersonali e sulla partecipazione sociale. Circa 600 mila persone con disabilità vivono in una situazione di grave isolamento senza alcuna rete su cui poter contare in caso di bisogno, tra cui 200 mila che vivono completamente da sole.
Inoltre, poche persone con disabilità risultano essere attive nella vita sociale delle comunità di appartenenza: solo il 9,3% va frequentemente al cinema, a teatro, a un concerto, a visitare un museo contro il 30,8% della popolazione totale. Tale differenza è soprattutto dovuta alla scarsa accessibilità di alcune attività ludiche: solo il 37,5% dei musei italiani ad esempio è attrezzato per ricevere le persone con limitazioni gravi.

Ragazza down al lavoro

3. Come ha influito il Covid-19 sulla vita delle persone disabili?

Come sappiamo la pandemia ha avuto delle forti ripercussioni sulle vite di tutte le persone e di tutte le famiglie, ma ha messo particolarmente in risalto i problemi e le necessità delle persone con disabilità. Il sistema di servizi a loro dedicato non è stato sempre in grado di rispondere ai bisogni di socialità, assistenza, riabilitazione e inclusione.

Se prendiamo ad esempio il mondo scolastico in Italia vediamo che questo era già profondamente segnato da una diffusa carenza di insegnanti di sostegno, il cui accesso all’insegnamento era complicato dal precariato ed è ora ulteriormente ritardato dal rinvio dei concorsi scolastici per l’insegnamento a causa della pandemia.

In aggiunta, le scuole denunciano come la DaD (didattica a distanza) abbia da un lato sopperito al sostegno nella situazione di emergenza, ma abbia allo stesso tempo privato gli alunni con BES (bisogni educativi speciali) del contatto con i loro insegnanti di riferimento.

L’invito dell’Onu è stato quindi accolto anche dalla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina che, in una nota pubblicata in occasione della ricorrenza, ha scritto:

La giornata del 3 dicembre deve ricordarci l’importanza di valorizzare ogni individuo e di abbattere le barriere che limitano diritti imprescindibili, come l’accesso alle strutture sanitarie, all’istruzione e alle opportunità lavorative, attraverso il potenziamento dei servizi di informazione e di tutti i servizi essenziali, rimuovendo gli ostacoli che quotidianamente le persone con disabilità sono costrette ad affrontare

Lucia Azzolina, ministro dell’Istruzione

 Prescindendo dal contesto scolastico, con l’esplodere del contagio e l’imposizione delle misure di contenimento, le persone più deboli hanno vissuto un totale abbandono: sono stati chiusi tutti i centri diurni, molti disabili sono rimasti confinati in casa senza assistenza e nelle RSA si è assistito ad una silenziosa strage della popolazione più vulnerabile. Le persone affette da disturbi mentali hanno subito forti ripercussioni dalle misure di isolamento e molti disabili hanno dovuto combattere per il loro diritto di vivere. Quest'ultima è sicuramente una situazione sconvolgente che è stata confermata anche dal Parlamento Europeo il quale ha rilevato come in alcuni Stati membri, le persone con disabilità intellettive si sono viste negare cure mediche, sono state confinate in istituti in condizioni di isolamento sociale, senza poter ricevere visite dai familiari o fare ritorno nelle rispettive famiglie.

I dati riportati dimostrano quindi la necessità di innestare un profondo cambiamento non solo normativo ma anche culturale soprattutto a seguito dell’emergenza sanitaria che potrebbe produrre ancora più difficoltà in termini di occupazione, povertà economica e isolamento sociale, su una categoria di persone già molto fragile.

L’impegno a garantire i diritti delle persone disabili non è solo una questione di giustizia, è un investimento in un futuro comune

Organizzazione delle Nazioni Unite


Ihealthyou Redazione
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