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Mentre alcuni tipi di tumori maschili, come quello alla prostata o al testicolo, godono di una certa notorietà per quanto riguarda sintomi e campagne di prevenzione, il tumore alla vescica rimane tuttora una patologia molto sottovalutata.
Benché infatti non se ne parli molto, rappresenta circa il 3% di tutti i tumori ed ha un'incidenza di casi seconda solo a quello della prostata. Secondo i dati del Registro Tumori, in Italia nel 2017 sono stati infatti stimati circa 27.000 casi di tumore vescicale, considerando sia le forme infiltranti (15% delle diagnosi) sia quelle superficiali (85% dei casi).
Il tumore alla vescica compare in genere tra i 60 e i 70 anni d'età, con una sopravvivenza stimata a cinque anni. In Italia, è di circa l’80% sebbene sia molto frequente la probabilità di ricomparsa del problema anche a distanza di tempo.
Perché parlarne proprio in coincidenza con il mese della prevenzione maschile? Perché, nonostante sia fondamentale contrastare anche il tumore alla vescica femminile, questa patologia colpisce in prevalenza uomini, soprattutto over 50: si stima infatti che sia tre volte più frequente negli uomini che nelle donne.
Per saperne di più abbiamo intervistato il dottor Carlo Introini, Direttore della S.C. Urologia dell’Ente Ospedaliero Ospedali Galliera di Genova.
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La vescica è un organo cavo appartenente al sistema urinario ed è deputata alla raccolta dell'urina, filtrata dai reni, trasmessa successivamente all'uretere ed espulsa infine attraverso l'uretra.
L'organo, di tipo ovoidale, cambia notevolmente a seconda del sesso della persona per quanto riguarda l'anatomia dei tessuti circostanti. Come le vie urinarie, anche la vescica è rivestita da un tessuto particolare, costituito dalle cosiddette cellule di transizione.
Il sintomo principale della neoplasia vescicale o tumore della vescica, che si manifesta in più dell'80% dei casi, è l'ematuria, l'urinare sangue, spesso in maniera intermittente e talvolta non dolorosa. Altri segnali del disturbo, che può anche essere totalmente asintomatico, sono il bisogno urgente di urinare più frequentemente del solito e l'infiammazione alla vescica.
Bisogna allarmarsi, inoltre, in caso di irritazione persistente, segnale della possibile presenza di tumore della vescica come di altre patologie dell'apparato urinario, soprattutto se si dimostra resistente agli antibiotici. Il medico di famiglia deve in ogni caso controllare i sintomi del tumore benigno.
Il tumore alla vescica viene causato da alterazioni degenerative dei tumori epiteliali. Al momento non sembra che ci sia un ruolo rilevante da parte della genetica.
Tra i principali fattori di rischio, troviamo il fumo di sigaretta. I prodotti della combustione del tabacco sono infatti inalati attraverso i polmoni, ma vengono trasportati nel corpo attraverso la circolazione sanguigna e vengono eliminati tramite l'urina. In questa si accumulano dunque i residuati del fumo, che riescono così ad attuare la loro azione cancerogena.
Fattore di rischio anche il contatto con alcune sostanze chimiche presenti nelle vernici, nelle gomme, nel cuoio, nei tessuti, sostanze che però per fortuna da ormai più di vent'anni sono state bandite dall'industria.
Un altro fattore di rischio infine può essere l'utilizzo di farmaci chemioterapici o radioterapici per altre patologie tumorali vicine.
Esistono più varianti di tumore della vescica, che può presentarsi come maligno o più raramente, come benigno. Questo tumore ha origine nel 95% dei casi dall’epitelio di transizione della vescica, ovvero dal tessuto di rivestimento interno dell'organo. I gradi di malignità possono variare: il tumore si manifesta in genere in forma di papillomi.
Sottotipi più rari di tumori alla vescica comprendono invece carcinomi a cellule squamose, adenocarcinomi e carcinomi a piccole cellule. I primi sono tumori maligni della pelle, originati dalla proliferazione incontrollata di una delle cosiddette cellule squamose dell'epidermide, mentre gli altri due sono rispettivamente neoplasie indifferenziate del tessuto epiteliale che nascono dall'epitelio ghiandolare e tumori polmonari originati dalle cellule neuroendocrine dei grossi bronchi.
Il carcinoma in situ, invece, rappresenta un tumore di alto grado (un tumore cioè in cui le anomalie delle cellule malate sono estreme, rispetto a quelle sane) ancora limitato alla sola mucosa (lo strato più interno della vescica) e non ancora penetrato nelle zone sottostanti.
È composto da lesioni piatte, superficiali, ad alto potere di malignità e viene considerato uno stadio precursore del cosiddetto carcinoma infiltrante, che si insinua cioè nelle strutture sottostanti.
Il tumore metastatizza, ovvero si riproduce, in maniera distinta a seconda della tipologia di neoplasia. Per una buona terapia è fondamentale diagnosticare in tempo la differenza.
Tendenzialmente i tumori che interessano solo l'endotelio urinario all'interno della vescica hanno una scarsissima tendenza alla progressione, ovvero a infiltrare la parete della vescica e a dare metastasi. Sono purtroppo però anche quelle con maggiore tendenza a recidivare, cioè a tornare.
I tumori infiltranti tendono invece a insinuarsi nella parete dell'organo, con maggiori probabilità di dare dei problemi importanti e metastasi agli organi vicini. Le metastasi possono inoltre diffondersi grazie alla circolazione sanguigna. Esiste poi una categoria molto particolare di tumori vescicali ma ad alto grado, particolarmente attivi e da sottoporre a tutta una serie di controlli.
La prima forma di diagnosi è l'ecografia addominale a vescica piena. È particolarmente utile per vedere tumori o papillomi, a patto che abbiano dimensioni che vanno almeno dai 5 ai 7 mm. Potrebbe essere molto difficile valutarli, altrimenti.
Il metodo principale è però la cistoscopia, un esame endoscopico che si esegue in regime ambulatoriale. Viene praticata con uno strumento sensibile, ovvero un tubicino a fibre ottiche dotato di una piccola telecamera sull'estremità. Viene inserito nell'uretra e spinto nella vescica, di cui va a vedere le pareti, rilevando papillomi sotto i 5 mm, insieme ad eventuali zone sospette.
Molto importante inoltre definire la stadiazione del tumore alla vescica, ovvero le sue dimensioni, la sua estensione ed il grado di penetrazione delle altre strutture e organi eventualmente interessati attraverso l'esame endoscopico.
Il tumore alla vescica si cura principalmente attraverso la terapia chirurgica. La terapia endoscopica è sempre il primo passo, soprattutto se il tumore della via urinaria è di basso grado: sulla punta di uno strumento endoscopico (un tubicino flessibile formato da fibre ottiche e munito di una piccola telecamera sulla punta) viene montato un piccolo bisturi elettrico, con cui asportare tutti i tumori presenti.
In caso di alto grado, l'intervento endoscopico viene ripetuto più volte: il trattamento di chirurgia endoscopica permette l'accesso interno alla vescica in anestesia spinale finché non si riesce ad asportare completamente il papilloma. Questo campione di tumore viene poi analizzato per stabilire la stadiazione del tumore, definendo se si tratta di una neoplasia superficiale, ad alto rischio o infiltrante.
In alcuni casi, quando non si è intervenuto in tempo, si ricorre ad una chirurgia più invasiva e ad alto rischio, che comporta l'asportazione della vescica. Nell'uomo oltre a questa vengono rimossi anche vescichette e linfonodi, mentre nella donna parte della vagina. Si tratta di uno degli interventi in assoluto più difficili della chirurgia addominale.
In caso di tumore ad alto grado superficiale si ricorre alla terapia immunologica locale con il bacillo BCG (bacillo di Calmette- Guérin) ovvero un ceppo modificato e attenuato della tubercolosi che comporta una forte risposta immunitaria locale. Permette di diminuire il rischio che il tumore torni nell'area interessata e con più alta malignità.
Per quanto riguarda i tumori vescicali a basso rischio, esiste una terapia sperimentale che non è più soltanto una linea di studio, ma un trattamento ben determinato da circa vent'anni, con un protocollo. Si tratta della termochemioterapia, che consiste nell'inserimento di un farmaco chemioterapico nella vescica con uno strumento capace di scaldare la mucosa vescicale, rendendo così il medicinale estremamente efficace. In questo modo il paziente riesce anche a mantenere la propria vescica.
La chemioterapia viene comunque somministrata prima dell'intervento chirurgico e in modo analogo anche l'immunoterapia viene data sia prima che dopo la chirurgia in appositi percorsi.
Ringraziamo dunque il dottor Introini per il prezioso contributo, con cui ha arricchito notevolmente di informazioni preziose il nostro mese della prevenzione. In caso di anomalie o sintomi vi invitiamo a consultare prontamente il vostro medico di fiducia.
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