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Dopo mesi di lockdown, la triste perdita di amici e parenti che non sono riusciti a combattere il virus Sars-Cov-2, grazie alla campagna vaccinale e l’imminente arrivo dell’estate, forse la prima senza mascherine, stavamo iniziando a vedere la luce in fondo al tunnel.
Ma purtroppo, come sappiamo, la vita non smette mai di sorprenderci. Sia nel bene che nel male. Oggi però non sembra regalarci una piacevole sorpresa, anzi.
È proprio il caso di dirlo: dopo la pandemia ci mancava solo il vaiolo delle scimmie!
Ebbene sì giovedì 19 maggio è stato identificato all'Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma il primo caso di vaiolo delle scimmie in Italia.
Prima di creare allarmismo facciamo un po’ di chiarezza su questo virus e cerchiamo di rispondere ad alcune semplici domande:
Il primo caso in Italia di vaiolo delle scimmie o monkeypox virus è stato identificato allo Spallanzani in un paziente uomo di giovane età ritornato da un viaggio alle Isole Canarie.
La malattia è stata tempestivamente riconosciuta attraverso le usuali tecniche molecolari e il di sequenziamento genico dai campioni delle lesioni cutanee.
Attualmente il primo paziente italiano con il virus è ricoverato in isolamento e presenta discrete condizioni comunque non gravi.
Come ormai sappiamo dall’esperienza con l’emergenza da Covid-19 in questi casi si procede con le indagini epidemiologiche e il tracciamento dei contatti che hanno portato all’individuazione di altri due casi sospetti di vaiolo delle scimmie in Italia.
Ad oggi il numero di casi confermati è salito a 6 con un primo caso anche in Lombardia.
Per fronteggiare e monitorare la situazione gli esperti hanno già previsto l’attivazione di centri sentinella in tutto il territorio nazionale. In questo modo la diffusione del virus può essere tenuta costantemente sotto controllo in tutte le Regioni italiane. Al contempo sia l’Istituto Superiore di Sanità che il Ministero della Salute hanno attivato delle task force per monitorare l’evoluzione della situazione e quindi poter intervenire tempestivamente in caso di necessità o in caso di insorgenza di un eventuale focolaio.
I casi registrati tra Europa, Stati Uniti e ora Italia venerdì 20 maggio erano pochi (una ventina, di cui tre quelli ad oggi accertati in Italia) mentre domenica 22 sono stati confermati 92 casi e 28 sospetti.
Ad oggi il numero di casi registrati supera i 100.
Non si tratta ancora di una situazione d’allarme anche se il Professor Matteo Bassetti, direttore della clinica di malattie infettive del policlinico San Martino di Genova ha affermato:
Finora sono stati accertati una ventina di casi, ne vedremo molti di più: arriveremo a qualche migliaio.
Professor Matteo Bassetti, direttore della clinica di malattie infettive del policlinico San Martino di Genova
Il vaiolo delle scimmie è una malattia di tipo virale che si verifica in rari casi e che riguarda gli animali selvatici. Questa tipologia di virus si trova prevalentemente nei Paesi tropicali dell'Africa centrale e occidentale ed è definita in questo modo perché fu scoperta nelle scimmie da laboratorio nel 1958 anche se successivamente altri studi su animali della zona africana hanno dimostrato che si tratta di un virus che è comune anche tra gli scoiattoli. Nell'uomo fu scoperto circa 20 anni dopo.
Il vaiolo delle scimmie si trasmette attraverso un morso o il contatto diretto con sangue, liquidi organici o lesioni di un animale infetto; mentre tra uomo e uomo il contagio avviene tramite l'esposizione alle goccioline esalate e dal contatto con lesioni cutanee infette o materiali contaminati.
Vi chiederete: come avviene il contatto tra animale e uomo e quindi il contagio? Ad esempio attraverso la caccia e il consumo di selvaggina o carne di animali infetti.
Il periodo di incubazione varia tra 5 e 21 giorni, con sintomi di lieve o grave intensità a seconda dei casi, tra cui:
Tipicamente, il vaiolo delle scimmie potrebbe insorgere con una sintomatologia simile a quella dell’influenza e un gonfiore dei linfonodi per poi sfociare in un’eruzione cutanea ovvero delle vere e proprie pustole rotonde e grandi che partono dal viso e si diffondono sul tronco, fino ai genitali.
Il primo caso accertato in Italia infatti si è presentato al Policlinico Umberto I proprio perché allarmato da pustole atipiche sul volto.
Ciò che stupisce e preoccupa di più è il fatto che questa tipologia di malattia è sempre stata circoscritta a soggetti che hanno viaggiato nelle zone in cui il vaiolo delle scimmie è particolarmente diffuso, ossia in Africa e al massimo poteva coinvolgere i conviventi di questi viaggiatori.
Invece, i casi riscontrati in Europa, che ricordiamo essere al momento un centinaio, sono soggetti che non hanno viaggiato nell’ultimo periodo in luoghi a rischio.
Al momento quindi L’OMS non ha previsto alcuna restrizione per i viaggi e gli scambi commerciali.
Infine, dobbiamo ricordare che ormai in Europa e quindi in Italia, la vaccinazione per il vaiolo non viene più effettuata tra quelle obbligatorie e consigliate dal Ministero della Salute, quindi la maggior parte della popolazione giovane non è protetta contro questo virus.
Ricorda sempre che in questi casi è sempre indicato e prudente non avere contatti con altre persone se si sospetta di poter essere positivi al virus al fine di evitare la creazione di eventuali focolai.