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Sovrappeso e obesità sono definiti come l'accumulo anomalo o eccessivo di tessuto adiposo generalmente derivante da uno squilibrio cronico nell’apporto energetico giornaliero. In altri termini, si tratta di un eccesso nell’assunzione di calorie che determina l’accumulo di peso corporeo.
L'obesità è caratterizzata da un'elevata prevalenza a livello mondiale, con costante aumento dei casi, tanto da essere classificata come epidemia dall'Organizzazione Mondiale di Sanità. In Europa, oltre il 50% della popolazione è in sovrappeso e fino al 30% è obeso con una prevalenza mondiale raddoppiata rispetto al 1980.
L'eziologia dell'obesità è multifattoriale e implica una complessa interazione tra genetica, problemi ormonali e fattori ambientali (comportamento, condizioni di vita, ecc.) che ne sono, in ogni caso, la causa principale.
In questo articolo approfondiremo le diverse cause che possono, singolarmente o in combinazione, portare ad una condizione di obesità.
Negli ultimi anni le persone affette da obesità sono in costante aumento e questo è da attribuire ad uno stile di vita “obesogenico” - quindi che porta al sovrappeso e all’obesità - diffusosi ampiamente nella popolazione mondiale. Nello specifico si tratta di un facile accesso a cibi ipercalorici, un aumento nell’apporto calorico giornaliero e una vita molto sedentaria, in cui siano limitate le opportunità di svolgere attività fisica.
Nonostante ciò, non tutti sviluppano questa problematica. Infatti, anche in un ambiente “obesogenico”, non tutti diventano obesi. Gli elementi che entrano in gioco sono molti e vanno a costituire il risultato di complesse interazioni tra fattori ambientali, psicologici e in seppur in minima parte, genetici.
Nella maggior parte delle persone obese, non è possibile identificare una singola causa genetica. Gli studi effettuati sull'intero genoma umano hanno portato ad identificare più di 50 geni associati all'obesità. Tuttavia, gli effetti di tali geni non sono tuttavia tali da giustificare lo sviluppo della condizione stessa. Ciò significa che oltre al fattore genetico, si associano altre cause che portano all'obesità.
Inoltre, non esiste una forma ereditaria conclamata di obesità, ma esistono alcune associazioni di geni più frequentemente connesse con questo disturbo. Tra questi il più comune è il gene MC4R. Nelle persone che hanno un deficit di questo gene, si manifestano diverse problematiche: grave obesità, incremento della densità minerale dell'osso e della crescita già durante la prima infanzia; si verifica inoltre un aumento dello stimolo della fame (iperfagia) - con conseguente assunzione di una quantità di cibo maggiore del necessario - e un aumento dei valori di insulina nel sangue (iperinsulinemia), spesso segnale di diabete mellito.
Negli ultimi anni l’obesità infantile è in aumento in tutto il mondo e in alcuni paesi rappresenta un vero problema sociale. Le motivazioni sono collegate in maniera trascurabile a un’origine genetica e più verosimilmente a fattori ambientali, culturali e psicologici.
I genitori e l'ambiente domestico svolgono un ruolo determinante nello sviluppo del bambino che dovrebbe essere messo nella miglior condizione nutrizionale, fisica e psicologica per perseguire uno stile di vita sano.
L’Italia, con gli altri Paesi del Sud del Continente Europeo (Cipro, Grecia, Malta e Spagna), fa da fanalino di coda in Europa per tasso di obesità infantile. La prevalenza è al 18% e aumenta al 19% negli adolescenti, con una distribuzione geografica non uniforme sul territorio nazionale che vede una proporzione maggiore nel Sud Italia.
L’obesità nei più giovani può mettere a rischio di problematiche psicologiche, relazionali e sociali (bullismo, scarso rendimento scolastico, disordini alimentari e depressione). Inoltre obesità e sovrappeso in età infantile sono associati a un maggior rischio di insorgenza di obesità e patologie croniche nell’età adulta.
Nell'articolo "Anoressia, bulimia e obesità: il dolore dell'anima" abbiamo parlato di come disturbi dell'alimentazione come l'obesità possano nascondere un dolore più profondo.
L'obesità non ha alcuna correlazione con l’età, può insorgere in qualsiasi momento della vita, anche nell’infanzia o nell’adolescenza. Ma con l'avanzare dell’età, il manifestarsi dei cambiamenti ormonali, la riduzione della muscolatura e uno stile di vita sedentario aumentano il rischio di incorrere in un aumento di peso.
Ciò avviene anche perché tali fattori vanno a ridurre l’apporto calorico giornaliero richiesto e perdere peso o mantenerlo diventa più difficile.
Il Rapporto Osservasalute 2016 ha evidenziato che in Italia nel 2015 il 35,3% della popolazione adulta era in sovrappeso e il 9,8% obesa. Ha dimostrato inoltre che il 46% di coloro che soffrivano di un aumento ponderale patologico avevano tra i 65-74 anni ed erano per la maggior parte uomini.
I soggetti affetti da obesità grave hanno un rischio aumentato di sviluppare co-morbilità legate al peso eccessivo. Questo riguarda anche le donne in gravidanza, che hanno già un rischio aumentato di patologie legate al peso come il diabete di tipo 2 e di complicanze del parto come la lacerazione vaginale o l’emorragia post-partum. Possono verificarsi inoltre diverse complicanze per il nascituro collegate ad un elevato aumento ponderale della madre. Tra queste:
Per le donne in gravidanza è dunque importante controllare il proprio peso corporeo e assicurarsi con l'aiuto del ginecologo di riferimento di non aumentare eccessivamente il proprio peso nei 9 mesi di gestazione. Il medico potrà dare indicazioni su come alimentarsi correttamente durante la giornata, ad esempio con pasti frequenti ma leggeri.
Una dieta ricca di grassi e calorie, ma carente di frutta e verdura, è la principale causa dell'aumento di peso.
Seguire una dieta mediterranea equilibrata può essere la chiave per prevenire l’aumento ponderale e, quando ci si rende conto di non riuscire a gestire correttamente l’apporto calorico giornaliero, è consigliabile rivolgersi a professionisti del settore.
Nutrizionisti esperti e dietologi possono delineare un piano alimentare che possa soddisfare il giusto fabbisogno energetico-nutrizionale, secondo le preferenze e i gusti della persona.
Imparare a mangiare sano è un passo importante e deve diventare una abitudine, un comportamento da seguire nel tempo.
Uno stile di vita poco attivo, insieme ad una dieta squilibrata, è uno dei fattori chiave dello sviluppo del sovrappeso e dell’obesità. L’assunzione di un numero di calorie superiore a quello bruciato con l’attività fisica durante la giornata è l’origine dell’aumento di peso.
Il suggerimento è quello di svolgere esercizio fisico quotidianamente, anche solo con passeggiate di 30 minuti ogni giorno; fare le scale al posto di prendere l'ascensore; scegliere un corso in palestra o affidarsi ad un personal trainer. L'attività fisica aiuta anche l'umore, il benessere generale e consente di prevenire patologie croniche come il diabete o malattie cardiovascolari.
Smettere di fumare è spesso associato ad un aumento di peso. In molti casi questo accade quando le persone utilizzano il cibo per far fronte all'astinenza provocata dalla mancanza del fumo. A lungo termine, tuttavia, si tende a perdere quel peso preso in un primo momento e l’aver smesso di fumare risulterà essere un enorme beneficio per la salute. Esistono alcuni rimedi per contrastare l’aumento della fame dovuto all’astinenza che vanno definiti con il supporto del medico o del farmacista.
Qualora non si riesca a gestire le problematiche dovute all’aumento della fame o all’astinenza da fumo, è consigliabile chiedere l’aiuto di professionisti della salute mentale.
È noto che alcuni medicinali possono favorire l’aumento ponderale. Questo accade principalmente con farmaci per la cura di alcuni disturbi psichiatrici, come depressione o schizofrenia e con i corticosteroidi. In ogni caso, sono disturbi transitori e sono legati al periodo di assunzione dei farmaci. È possibile rivolgersi al curante e, segnalando il problema, ipotizzare una terapia alternativa e richiedere un supporto per la perdita del peso acquisito.
In alcune persone, l'obesità può essere ricondotta a cause di origine medica, piuttosto che legate al comportamento alimentare. Ad esempio patologie che inducono l’aumento ponderale sono la Sindrome di Prader-Willi e la Sindrome di Cushing, ma anche altre condizioni patologiche, soprattutto nei casi in cui esse prevedano l’impossibilità di svolgere attività fisica, come diverse tipologie di artrite o le malattie psichiatriche.
D’altro canto, essere obesi aumenta il rischio di insorgenza o aggravamento di altre patologie, come:
È una malattia genetica rara e molto complessa, dovuta principalmente a una mutazione del cromosoma 15, che induce differenti anomalie fisiche, comportamentali e intellettive. Colpisce circa 1 persona su 25.000 ed è la principale causa di obesità dovuta ad una patologia fisica.
I primi sintomi si manifestano nell’infanzia con debolezza muscolare, strabismo e ritardo nello sviluppo. Durante l’adolescenza le problematiche comportamentali e fisiche si aggravano e ad esse si aggiunge un drastico aumento dell’appetito che porta a mangiare molto e con estrema voracità. Questo ha quasi sempre come conseguenza lo sviluppo dell’obesità, disturbo di cui gli individui con Sindrome di Prader-Willi soffrono molto spesso e dalla quale scaturiscono problemi cardiaci e metabolici di vario genere che diventano solitamente la causa di morte.
L'obesità può essere associata a diverse malattie endocrine come l'ipotiroidismo (deficit del funzionamento della tiroide), la Sindrome dell'ovaio policistico e la Sindrome di Cushing. Quest’ultima definisce un quadro clinico che si presenta dopo un’esposizione prolungata ad elevati livelli di cortisonici. Il cortisone può essere prodotto dall’organismo per un malfunzionamento delle ghiandole surrenali, ma questa è un’eventualità molto rara. Nella maggior parte dei casi il cortisone in eccesso viene assunto dall’esterno tramite terapia farmacologica (es. prednisone, desametasone etc.).
La malattia induce sovrappeso e obesità solitamente di grado lieve-moderato. Il tessuto adiposo tende ad accumularsi sul tronco, sulla zona cervicale (gibbo di bufalo) e intorno alle guance, dando luogo alla rotondità del volto tipica di questa malattia (facies lunaris).
La Sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) è una patologia endocrina/metabolica che coinvolge il 5-10% delle donne in età fertile. È causata da una disfunzione delle ovaie e un eccesso di androgeni che provocano una sintomatologia varia. L’origine della patologia è multifattoriale la cui origine non è ancora definita. Tra i sintomi più comuni:
Il sovrappeso o l’obesità sono i sintomi più frequenti, presenti nel 60-70% dei casi anche se non è ancora del tutto chiaro quale sia l’origine di questa associazione e quale sia l’ordine di insorgenza delle due problematiche. Infatti, si associano spesso alla PCOS anche tutte le complicanze tipiche dell’obesità, come diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari, ipertensione.