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Come sta cambiando l'oncologia medica? Scopriamolo con il Dottor De Censi

Scritto da Dr. Andrea De Censi | 29-nov-2019 11.08.00

6" di lettura

Cos'è l'oncologia medica? Cosa studia?

Partiamo dalla sua definizione: la parola "oncologia" deriva dal greco antico "onkos", ovvero "massa, rigonfiamento" e "logos", ovvero "studio, scienza". Già dalla definizione è possibile quindi individuare la natura estremamente eterogenea di questa disciplina. 

Ma cosa sono i tumori? Sono delle patologie molto varie causate da masse di cellule che si riproducono in modo anomalo, ovvero si dividono troppo spesso, in maniera disordinata e senza controllo. 

Per capirne di più abbiamo intervistato il dottor Andrea De Censi, Direttore della S.C. Oncologia Medica dell'Ente Ospedaliero Ospedali Galliera di Genova

 

 

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1. Cosa tratta l'oncologia?

L'oncologia copre un mondo molto complesso e variegato di patologie molto differenti tra loro, che colpiscono organi diversi. Per questo motivo non possono essere individuati sintomi univoci che indichino la presenza di un tumore.
 
Parlare e mettere in atto strategie di prevenzione diventa quindi fondamentale: è consigliato sottoporsi a controlli periodici, mangiare in modo sano, consumare poco alcool, smettere di fumare ed evitare la sedentarietà. 
 
 

2. Che tipi di prevenzione dei tumori studia l'oncologia?

Al momento stiamo studiando modi per curare fattori di rischio, come avviene nella medicina interna o nella reumatologia, attraverso i farmaci. A differenza di come avviene in queste due discipline, la terapia preventiva attraverso i farmaci non è ancora una pratica consolidata e affermata, nonostante esistano numerosi studi sull'efficacia di queste soluzioni.
 
La tendenza è infatti quella di intervenire quando il tumore è già diventato invasivo, forse perché si temono gli effetti collaterali dei farmaci preventivi. Siamo dunque un po' in ritardo in questo settore.
 
L'idea della terapia preventiva, che vanta il chirurgo Umberto Veronesi tra i suoi pionieri, è nata più di vent'anni fa e si è concentrata soprattutto sul tumore della mammella, con due studi concentrati sull'azione di retinoidi (derivati della vitamina A) e del Tamoxifene, in grado di proteggere le cellule mammarie dal rischio di carcinoma.
 
 

3. Che terapie preventive per il tumore sta studiando l'Oncologia degli Enti Ospedalieri Ospedale Galliera?

Noi della Struttura Complessa di Oncologia dell'Ente Ospedaliero Ospedali Galliera ci siamo sempre occupati di questo approccio e abbiamo iniziato in particolare a studiare vari farmaci per la prevenzione soprattutto del cancro della mammella.
 
In particolare, abbiamo studiato alcuni farmaci analoghi della vitamina A e il Tamoxifene che è un anti-estrogeno, ovvero una terapia che agisce sul livello di ormoni.
 
Il Tamoxifene si è rivelato molto efficace nella prevenzione del tumore alla mammella, ma dà effetti collaterali come le trombosi venose, ovvero formazioni di trombi (coaguli di sangue) nelle vene. 
Si tratta di effetti collaterali rari, che si manifestano in qualche tumore all'utero o all'endometrio, insieme ad alcuni disturbi della sfera sessuale, come sintomi di menopausa anticipata. 
 
Per questo motivo abbiamo lavorato molto sulla ricerca del dosaggio più giusto per la prevenzione e recentemente abbiamo pubblicato uno studio molto importante che ha avuto grande risonanza mediatica soprattutto negli Stati Uniti. 
 
Abbiamo infatti ridotto di quattro volte la dose standard e abbiamo ottenuto un trattamento che si è dimostrato estremamente efficace, riducendo le recidive, ovvero la ricomparsa, dei sintomi iniziali dei tumori alla mammella di oltre il 50%. 
La terapia, inoltre, non ha dato effetti collaterali e ora stiamo pensando ad uno studio più grande, di respiro internazionale, sulle persone ad alto rischio che coinvolga chi ha una particolare mutazione genetica, una storia familiare particolare oppure un seno più denso della media e che dunque risulti più predisposto a contrarre il tumore. 
 
 

 

4. Per quali altri tipi di tumore state studiando terapie di prevenzione?

Abbiamo in corso degli studi sulla prevenzione del tumore al colon con l'Aspirina o la Metformina, un farmaco antidiabetico che ci ha dato risultati interessanti. Abbiamo una sperimentazione a livello europeo sulla combinazione dei due farmaci. L'aspirina ha dimostrato in più studi di essere capace di prevenire il tumore al colon.
 
Siamo inoltre interessati alla ricerca per la prevenzione del tumore del polmone e abbiamo in corso una sperimentazione clinica con il farmaco Canakinumab, contenente un anticorpo monoclonale ed utilizzato come antinfiammatorio.
 
Già in uno studio realizzato negli Stati Uniti il farmaco ha dimostrato di poter ridurre il rischio di un nuovo evento cardiovascolare in soggetti che avevano avuto un infarto. Altrettanto importante il suo risultato secondario, ovvero la riduzione delle morti per cancro al polmone.
 
Inoltre, stiamo preparando un programma di sperimentazione per trattare i soggetti ad alto rischio, che fumano, che hanno fumato, che hanno dei piccoli noduli polmonari nella TAC di screening, con l'obiettivo di scoprire se la terapia riesce a prevenire il tumore al polmone. 
 
 

5. Queste terapie preventive come agiscono in particolare? E dove agiscono?

Ogni organo ha i suoi bersagli principali: nel tumore alla mammella ad esempio l'obiettivo è quello di diminuire l'effetto proliferativo degli estrogeni e degli altri ormoni, che stimolano la riproduzione incontrollata delle cellule. Quindi si può agire con il Tamoxifene oppure sul recettore estrogenico, la proteina che trasporta l'effetto dell'ormone dentro al nucleo della cellula e la fa proliferare.

Nel caso del tumore al polmone potrebbe invece essere il meccanismo legato all'infiammazione e alla possibilità di impedire il blocco della risposta immunitaria.

Per il colon potrebbe avere diversi effetti anti-infiammatori a livello della mucosa intestinale e anche ridurre le possibilità della cellula di fare metastasi da parte della cellula circolante, perché l'effetto anti-aggregante delle piastrine può riuscire a rendere la cellula tumorale di nuovo visibile al sistema immunitario.

Si tratta di meccanismi molto vari e molto complessi: ogni farmaco ha i propri, ma sicuramente c'è una componente ormonale per la mammella ed una infiammatoria e immunitaria per il polmone e il colon.  

 

6. Si parla spesso di medicina personalizzata in oncologia, anche nella prevenzione. Quale sarà il futuro dell'oncologia?

Le tecniche di genetica e di genomica ci stanno portando verso un nuovo futuro dell'oncologia. Man mano che queste si evolvono, riusciamo, infatti, a connotare ogni singolo tumore, non più solo in base alle caratteristiche del tessuto, ma in base alla singola mutazione di un determinato gene nel tumore di una specifica persona. 

Possiamo quindi agire personalizzando le cure non più in base a gruppi di pazienti, ma personalizzando al punto da basarci sulle situazioni di singoli individui.

Tuttavia, il futuro è molto condizionato dal costo proibitivo dei farmaci, un elemento importante quanto la capacità innovazione per quanto riguarda i nuovi medicinali. Un elemento che rappresenta un ostacolo alle cure in Paesi come gli Stati Uniti, dove non è presente un Servizio Sanitario Nazionale, ma che progressivamente si sta diffondendo anche in Europa e in Italia. 

Abbiamo avuto poi la recente rivoluzione dell'immunoterapia, che ha segnato un enorme progresso, restituendo all'organismo la capacità di identificare la cellula malata come tale. Il futuro dell'oncologia mira dunque ad affinare sempre più l'immunoterapia, capire quali sono le persone che hanno più probabilità di rispondere appunto all'immunoterapia e sviluppare una strategia di medicina di precisione. In questo modo si potrebbe identificare le varie mutazioni e intervenire con farmaci mirati. 

Ringraziamo il dottor Andrea De Censi dell'Ente Ospedaliero Ospedali Galliera di Genova per le preziose informazioni sulla prevenzione e per l'interessante scorcio sulle nuove tecniche terapeutiche.

 

 

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