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Il fumo crea una dipendenza psicologica e fisica tuttora difficile da prevenire ed eradicare: da 20 anni l'impegno della Fondazione IRCCS - Istituto Nazionale dei Tumori nella ricerca e nella cura dei danni del tabagismo rappresenta un caso quasi eccezionale sul territorio nazionale.
Per saperne di più abbiamo intervistato il dott. Roberto Boffi, responsabile dell’attività della Fondazione IRCCS - Istituto Nazionale dei Tumori in campo di educazione ambientale e prevenzione respiratoria nelle scuole, nelle aziende e di lotta al tabagismo.
Il fumo non solo accorcia significativamente l'aspettativa di vita, togliendo in media quasi dieci anni, ma ne peggiora drasticamente anche la qualità. Rende infatti i polmoni più neri a causa del deposito di catrame, la cosiddetta antracosi e ne cambia la forma, compromettendone la funzionalità soprattutto per quanto riguarda l'ematosi, il processo di ossigenazione polmonare del sangue. I vasi sanguigni ed il cuore diventano inoltre più pallidi e atrofici, a causa della difficoltà dell'irrorazione e più predisposti alla formazione di blocchi e di conseguenti infarti.
Vorrei capissero che questi danni, anche se riusciamo a vederli ad occhio nudo solo dopo un'autopsia, esistono e si formano già nei corpi più giovani, sottoponendoli ad un invecchiamento precoce.
L'età in cui in genere si inizia a fumare, ovvero l'adolescenza, non è la più vulnerabile e delicata solo da un punto di vista emotivo e psicologico, ma anche da quello di vista fisico. Quando il nostro organismo ed il nostro apparato respiratorio sono ancora in formazione, hanno infatti bisogno di essere circondati da un ambiente salubre, ovvero di aria "pulita". Iniziare a fumare tra i 13 ed i 18 anni fa perdere al nostro corpo determinate potenzialità di sviluppo, impossibili da recuperare a 25 o 30 anni. Il rischio quindi è quello di rimanere limitati nella funzionalità polmonare in maniera permanente perché abbiamo respirato aria "cattiva" durante la crescita.
Vorrei inoltre sfatare un falso mito sul fumo passivo, ovvero che non sia pericoloso. Nonostante le multinazionali del tabacco tendano a sminuire i nostri studi, è stato infatti dimostrato che anche il cosiddetto fumo involontario è cancerogeno.
I primi benefici della cessazione sono percettibili già dopo circa mezz'ora: la frequenza cardiaca e la pressione sanguigna calano, aumenta la temperatura degli arti, che tornano ad essere irrorati, aumenta l'ossigenazione, ricomincia la piena funzionalità dei bronchi, che eliminano gli agenti estranei e si riduce la tosse. Nel lungo periodo, diminuiscono significativamente anche le probabilità di contrarre malattie più gravi, come infarti e tumori: la percentuale di rischio diventa la stessa tra chi non ha mai fumato e chi ha smesso di farlo da dieci anni.
Si diventa ex fumatori quando si riesce a superare senza nicotina un periodo finestra di un anno, in cui si è ancora molto soggetti alle ricadute e alla sindrome da astinenza, ma tabagisti si rimane per sempre. Rimangono infatti attive alcune zone del cervello legate a questa abitudine: fumare è come andare in bicicletta, non si dimentica mai.
La nicotina è capace di dare piacere e gratificazione, stimolando la produzione di dopamina, in maniera più intensa addirittura dell'eroina. Anche se la sindrome da astinenza in questo caso non è grave come quella che deriva da droghe maggiori, chi cerca di fare leva sulla naturale propensione umana a sperare in cure miracolose, è totalmente nel torto.
Smettere di fumare infatti non è dunque per nulla facile: richiede un percorso lungo e articolato, fatto di pazienza e motivazione e talvolta accompagnato da un supporto psicologico o farmacologico. Ringraziamo il dottor Boffi per averci dedicato il suo tempo e per le informazioni preziose.