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È noto che la curcuma sia dotata di numerose proprietà benefiche per la salute. La recente notizia di casi di epatite colestatica, apparentemente legati al consumo di integratori contenenti questa spezia, però, pone un dubbio: la curcuma può fare male al fegato?
Ecco cosa troverai nell’articolo:
In base ai recenti studi, la risposta è, in determinate situazioni, sì. Negli ultimi anni si sono moltiplicate, sia in Italia che all’estero, segnalazioni di casi di epatite colestatica insorta dopo il consumo di integratori alimentari contenenti curcuma. Tale patologia provoca l’arresto del flusso della bile e l’infiammazione acuta del fegato.
Diversi studi scientifici hanno accertato un collegamento tra il consumo di questo tipo di integratori e alcuni casi di epatite colestatica. Il rapporto causa-effetto è stato confermato anche osservando la regressione spontanea della patologia non appena l’assunzione di curcuma veniva sospesa.
Questo non significa necessariamente che la curcuma sia sempre dannosa per il fegato. Gli studiosi, infatti, hanno scoperto che la spezia può provocare danni al fegato in alcuni casi:
La curcuma è una pianta (nome scientifico Curcuma longa) dalla cui radice si ottiene una spezia molto utilizzata nella cucina indiana, asiatica e mediorientale. È importante notare che l’utilizzo alimentare della curcuma, come condimento per insaporire le pietanze, non è associato ad alcun rischio per la salute. La polvere di curcuma usata come spezia, infatti, contiene solo una percentuale di sostanza attiva e il suo assorbimento da parte dell'organismo è limitato.
Gli integratori, invece, contengono un’alta concentrazione di principio attivo (curcumina) purificato, spesso in associazione con altre sostanze che ne favoriscono l’assorbimento a livello intestinale.1-3
I bambini possono soffrire di epatite? Leggi il nostro articolo Epatite pediatrica: quando bisogna preoccuparsi?
Secondo i risultati di alcuni studi scientifici, la curcumina è efficace nel contrastare la progressione delle epatiti virali B e C. Questo composto chimico naturale è dotato di proprietà antiossidanti e antinfiammatorie, benefiche per la salute di diversi organi e dall’effetto terapeutico contro tumori e malattie croniche, ed è in grado di esercitare un’azione antibatterica e antivirale.4-8
Per quanto riguarda l’epatite B, è stato osservato che la curcumina è in grado di inibire la replicazione dei virus, tramite l’interazione con alcune proteine che fanno parte del sistema di replicazione del genoma virale. Nel caso dell’epatite C, è stato osservato che la curcumina inibisce l’ingresso dei virus all’interno delle cellule del fegato umano, danneggiando la membrana cellulare del virus e limitandone le capacità di adesione e fusione con le cellule epatiche.6-8
La sua assunzione potrebbe, quindi, rallentare la progressione della patologia e del danno epatico, e migliorare i sintomi dell’epatite. Per ora, però, l’utilizzo di integratori a base di curcuma contro le epatiti virali è ancora in fase di studio e non viene applicato nella pratica clinica.4-8
Vuoi saperne di più sulle diverse forme di epatite? Leggi anche i nostri articoli Epatite A ed Epatite alcolica: quando l’alcol causa una pericolosa infiammazione.
La curcuma sembrerebbe essere efficace nel contrastare le epatiti di natura virale, ma il suo utilizzo è ancora in fase preliminare di studio. Contemporaneamente, i casi di epatite colestatica indotta dagli integratori a base di curcumina hanno messo in luce il rischio legato all’assunzione di questi prodotti se si soffre di problemi al fegato.
Nel 2019, il Ministero della Salute ha costituito un gruppo interdisciplinare di esperti che, insieme alla sezione dietetica e nutrizione del comitato tecnico per la nutrizione e la sanità animale, ha condotto un’indagine volta a identificare l’eventuale collegamento tra epatite colestatica e consumo di integratori contenenti curcumina, principio attivo della curcuma.
L’indagine si è conclusa con la decisione di adottare una specifica etichettatura sugli integratori di questo tipo, che ne sconsiglia l’assunzione alle persone che soffrono di alterazioni della funzione epatobiliare o con calcolosi delle vie biliari, e che ne raccomanda l’uso soltanto dietro indicazione medica. Quest’ultima raccomandazione dovrebbe, del resto, essere applicata a qualsiasi tipo di integratore, che non dovrebbe mai essere assunto senza aver chiesto il parere di un/a professionista della salute.
Anche se non sono classificati come farmaci, infatti, gli integratori alimentari contengono principi attivi che possono, ad esempio, interferire con il metabolismo o l’assorbimento di altri medicinali, o provocare danni se presi con un dosaggio errato. La loro assunzione dovrebbe anche essere comunicata al/la medico/a in sede di visita, come qualsiasi altro farmaco utilizzato abitualmente, per fornire un quadro completo al/la professionista riguardo a eventuali interazioni tra le diverse sostanze.
In conclusione, l’opportunità di utilizzare integratori alla di curcuma deve essere sempre valutata dal team curante in base al caso specifico, evitando il fai-da-te e scegliendo solo prodotti dalla qualità certificata.1-8