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Il melanoma viene definito metastatico quando si è diffuso ai linfonodi vicini o ad altri organi a distanza, come polmoni, cervello, fegato. La sua prognosi non è, pertanto, favorevole come per il melanoma scoperto precocemente, ma le nuove terapie consentono di aumentare le aspettative di vita.
Ecco cosa troverai in questo articolo:
Il melanoma metastatico è un melanoma diffuso oltre la sua sede iniziale, pertanto al III o IV stadio di evoluzione. Questo significa che le cellule cancerose si sono moltiplicate tanto da infiltrarsi nei tessuti cutanei circostanti o sottostanti, da arrivare ai linfonodi vicini o infine, usando il sangue o la linfa come mezzi di trasporto, da raggiungere e colonizzare organi lontani.
Il melanoma è il più letale cancro della pelle, la sua capacità di accrescersi e diffondersi è elevata, per questo al momento della diagnosi può accadere che sia già metastatico. La prognosi peggiore si ha nel caso del melanoma al IV stadio, quando le metastasi si sono formate in organi interni distanti dalla pelle.1,2
Il melanoma diventa metastatico quando le cellule neoplastiche iniziano ad invadere i tessuti o i linfonodi contigui alla sede iniziale del tumore (melanoma al III stadio). A questa fase segue l’angiogenesi, ovvero la formazione di nuovi vasi sanguigni che servono al cancro per svilupparsi; la diffusione in altri siti con disseminazione delle cellule cancerose e l’attecchimento in organi distanti dalla pelle. Questo processo di sviluppo del melanoma metastatico può essere piuttosto rapido, ma non è sempre lineare. Può accadere, inoltre, che il melanoma non raggiunga i linfonodi vicini, ma dia precocemente metastasi in organi più distanti.1,2
Il melanoma è un cancro che diventa metastatico facilmente se non diagnosticato in fasi precoci. Il rischio individuale di metastasi da un melanoma dipende da fattori quali la sua classificazione, la profondità della lesione primaria e la sua eventuale ulcerazione. Il melanoma metastatico . Ad esempio,
La diagnosi del melanoma metastatico prevede una serie di esami strumentali ed analisi che possono partire da una visita dermatologica obiettiva, con valutazione della sede primaria del cancro e la palpazione dei linfonodi vicini. Se vi è evidenza di un melanoma cutaneo già infiltrato si effettua una biopsia dei tessuti. Se vi è il sospetto di una diffusione ai linfonodi o in altri organi del melanoma, occorrono test aggiuntivi per capire la diffusione e localizzazione delle metastasi, tra cui:
Il melanoma può dare metastasi localizzate ai tessuti cutanei limitrofi o ai linfonodi più vicini. Questo è tipico del melanoma metastatico al III stadio di evoluzione.3 Da notare che, a volte, si trovano metastasi del melanoma nei linfonodi e tessuti vicini, ma senza che vi sia segno di un tumore primario.2
Nel caso del melanoma al IV stadio, il più letale, le metastasi a distanza possono essere più o meno numerose e diffuse e gli organi più colpiti, in ordine di incidenza sono:
La sopravvivenza con il melanoma metastatico a cinque anni dalla diagnosi dipende sia dalla stadiazione che dalla tipologia, localizzazione e numero delle metastasi. Il melanoma metastatico al III stadio, in cui le metastasi abbiano raggiunto i tessuti o i linfonodi vicini, ha senza dubbio una prognosi più favorevole. In questi casi il tasso di sopravvivenza è pari al 66%.
La prognosi per il melanoma al IV stadio, invece, è peggiore e la sopravvivenza ai cinque anni è generalmente pari al 27%.2 Tuttavia, i primi dati disponibili sull’efficacia delle nuove terapie immunologiche per il trattamento del melanoma metastatico invitano ad un cauto ottimismo: la sopravvivenza ai cinque anni dalla diagnosi per questi pazienti può arrivare a superare il 50%.3
Le terapie per il melanoma metastatico hanno subito una svolta dall’introduzione di nuovi farmaci che agiscono direttamente sul sistema immunitario. A queste cure sperimentali, a seconda della tipologia di metastasi, della loro localizzazione e del numero, è associata la possibilità di cronicizzare il cancro e aumentare in tal modo le aspettative di vita, nonché di migliorare la qualità della stessa. Il melanoma metastatico, per le sue caratteristiche molecolari, è stato il primo tumore maligno ad essere stato trattato con l’immunoterapia oncologica fin dal 2010, quando le prime cure si basavano sull’azione dell’interleuchina-2, una molecola di segnalazione del sistema immunitario in grado di “dialogare” con le altre cellule immunitarie.4
Le terapie convenzionali disponibili attualmente per il trattamento del melanoma metastatico includono:
Nuovissime terapie basate sui principi dell’immunoterapia oncologica, e sull’utilizzo di farmaci a bersaglio molecolare o vaccini, sono in fase di sperimentazione avanzata per il trattamento del melanoma metastatico refrattario alle terapie tradizionali. Tra queste si segnala il ruolo dei cosiddetti TILs (Linfociti infiltranti il Tumore), che prevedono la possibilità di moltiplicare in laboratorio i linfociti del paziente prelevati dai suoi tessuti cancerosi, per poi introdurli nel corpo allo scopo di attaccare in massa le cellule metastatiche. La nuova frontiera delle terapie oncologiche contro il melanoma al IV stadio potrebbe puntare tutto sulla combinazione tra immunoterapia cellulare e vaccini a mRNA, attualmente in via di sperimentazione, già applicati con successo contro il Covid-19.5
Superfluo ricordare che la cura migliore contro il melanoma è rappresentata dalla prevenzione, e che la diagnosi precoce, soprattutto nel melanoma cutaneo che si sviluppi da un neo, consente di non arrivare mai alla diffusione metastatica di questo cancro della pelle.