5' Lettura
La profilassi post-esposizione (PEP) è una terapia che può essere messa in atto in caso di esposizione, anche potenziale, al virus dell’HIV per evitare il contagio. Scopri in cosa consiste e quando è necessaria.
Ecco cosa troverai in questo articolo:
La profilassi post-esposizione (PEP) è un trattamento farmacologico a base di farmaci antiretrovirali che viene assunto in caso di potenziale esposizione al virus dell’HIV, allo scopo di ridurre la probabilità del contagio. Queste molecole, infatti, bloccano l’azione di alcuni enzimi che l’HIV utilizza per aderire alle cellule dell’uomo, entrarvi, replicare il proprio DNA e riprodursi. In conseguenza, la PEP riduce la concentrazione del virus nel sangue facilitando il ripristino della funzionalità del sistema immunitario, che il virus dell’HIV tende a indebolire e distruggere.
Studi scientifici hanno accertato che diverse combinazioni di farmaci antiretrovirali sono adeguate per l’utilizzo nella PEP. Generalmente viene impiegata una delle seguenti combinazioni, che hanno dimostrato di essere ben tollerate, e la cui somministrazione è più semplice perché avviene per via orale una volta al giorno:
Tutti questi trattamenti farmacologici sono in grado di ridurre sensibilmente le probabilità di contagio dopo una possibile esposizione all’HIV, impedendo la replicazione del virus all’interno dell’organismo.1-4
La profilassi post-esposizione all’HIV è una misura d’emergenza, che deve essere utilizzata nel caso in cui ci sia stato un possibile contatto con il virus, che potrebbe portare al contagio.
Situazioni in cui la PEP è raccomandata sono:
In caso di dubbio riguardo alla possibilità di essere venuti a contatto con il virus dell’HIV, è sempre consigliabile richiedere assistenza medica il prima possibile.1-4
La profilassi post-esposizione deve essere iniziata il prima possibile: idealmente dopo 1-4 ore dall’esposizione al virus, e in ogni caso non oltre le 48 ore.
In caso di contatto potenzialmente a rischio, è molto importante rivolgersi immediatamente a un Pronto Soccorso ospedaliero oppure a un Centro di Malattie Infettive, per ricevere una valutazione sull’opportunità di assumere la PEP e intraprendere il percorso di cura adeguato.
La terapia farmacologica post-esposizione ha la durata di 28 giorni e, affinché risulti efficace nel prevenire il contagio, è importante che venga assunta con regolarità e precisione. La maggior parte delle terapie utilizzate per la PEP, infatti, prevede l’assunzione dei farmaci una volta al giorno, possibilmente sempre alla stessa ora, per mantenere costante la loro concentrazione nel sangue e ottenere il miglior risultato terapeutico.
Lo stato di salute del paziente viene seguito per tutta la durata della terapia, e viene effettuato un test per l’HIV dopo 40 giorni dal termine dell’assunzione dei farmaci, al fine di verificare l’esito della profilassi.1-4
Gli antiretrovirali possono causare effetti collaterali. Generalmente vengono scelte le combinazioni di farmaci maggiormente tollerate, tenendo conto anche della storia clinica del paziente. Tuttavia, durante la PEP è possibile sperimentare sintomi come:
In caso di effetti collaterali è molto importante non interrompere o variare la terapia contro l’HIV di propria iniziativa, ma consultare il/la medico/a per trovare la soluzione più adatta.1-4
Sebbene non sia in grado di prevenire il contagio nel 100% dei casi, la profilassi post-esposizione contro l’HIV è molto efficace. Diverse ricerche hanno dimostrato che il trattamento farmacologico, se assunto il prima possibile e seguendo scrupolosamente le indicazioni, previene il contagio da HIV nella quasi totalità dei casi di esposizione accidentale al virus.
Ad ogni modo, dato che l’assunzione della PEP non protegge completamente dal rischio di contagio, è necessario impiegare misure preventive durante tutta la durata della terapia (ad esempio utilizzare sempre il preservativo durante i rapporti sessuali).
È bene ricordare che la PEP deve essere considerata una misura d’emergenza che ha anche dei rischi per cui deve essere adottata solo in situazioni sporadiche di rischio, e non una forma di prevenzione da utilizzare abitualmente.1-5