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A distanza di ormai dieci anni dall'introduzione del laser Q-Switched per la cancellazione dei tatuaggi, di cui abbiamo parlato all'articolo "Tatuaggi e pelle: caratteristiche e rimozione", permangono tra il grande pubblico ampi dubbi e perplessità nei riguardi di questa tecnica, talvolta giustificati da esperienze negative, talvolta frutta di pregiudizi o scarsa conoscenza della materia.
In questo articolo della Dott.ssa Maria Cristina Luvarà risponderemo alle domande più frequenti sulla rimozione dei tatuaggi ed in particolare:
Ecco le risposte:
Purtroppo chi parla di laser spesso non sa che esistono moltissimi tipi di laser con differenti lunghezze d'onda e modalità d'impulso e può aver avuto un esperienza negativa con laser diversi dal Q-Switched: per esempio un Laser CO2 che non è assolutamente specifico per le particelle d'inchiostro ma semplicemente vaporizza strati di tessuto, rendendo possibile la formazione di cheloidi o cicatrici atrofiche.
Così come con altre metodiche fin qui utilizzate dalla Dermoabrasione alla Crioterapia, dalla Salabrasione ai Peeling chimici. Tutto questo non succede, se viene utilizzato il Laser Q-Switched, ovviamente in maniera corretta e se vengono correttamente applicate dopo il trattamento creme adeguate.
Spesso si crede erroneamente che un tatuaggio in quanto piccolo verrà cancellato più rapidamente: in realtà quello che incide sul tempo della rimozione sono la natura del pigmento, spesso sconosciuta da parte del paziente, la sua profondità e la capacità delle cellule fagocitarie di catturare le particelle di inchiostro e rimuoverle.
Tutte queste variabili fanno sì che il numero delle sedute necessarie per rimuovere un tatuaggio non si possa stabilire prima dell'intervento: questo è sicuramente un limite oggettivo della tecnica. Nel mondo vengono utilizzati più di 1000 differenti tipi di inchiostro.
Non potendo sapere di quale sostanza chimica si tratti, è praticamente impossibile per il dermatologo prevedere con certezza il risultato finale di qualunque tatuaggio.
I protocolli attuali consigliano di effettuare una seduta ogni 30-40 giorni. Questo rende la rimozione di un tatuaggio una cosa effettivamente lunga. Chi non è disposto ad accettare questi tempi non dovrebbe intraprendere questa tecnica.
In effetti - sempre partendo dal presupposto che si sia usato un Laser Q-Switched di buon livello - è possibile, molto raramente, osservare che il pigmento non schiarisce per nulla (cosa osservabile in genere per inchiostri diversi dal nero).
Diverso è il caso di un tatuaggio che si schiarisca bene con le prime sedute e con più difficoltà nelle successive: questo è normale in quanto, via via che viene rimosso l'inchiostro, i risultati saranno sempre meno evidenti e occorrerà pazienza: importante sarà vedere che ad ogni a seduta il tatuaggio, anche di poco, diventa sempre più chiaro.
Tra gli inconvenienti di questa tecnica che garantisce l'assenza di cicatrice c'è anche quello di lasciare l'ombra "ghost" del vecchio tatuaggio. Questo significa che le particelle di inchiostro non sono state rimosse completamente perché troppo profonde o irraggiungibile dall'onda laser. Il ghost - quando si verifica - è comunque un evento accettabile: tende comunque ad attenuarsi nel tempo e diventa invisibile con l'abbronzatura.
Se viene utilizzato un Laser Q-Switched con lunghezza 1064 nm (che non ha grande affinità per la melanina) l'ipopigmentazione (chiazze bianche) è pressoché impossibile. Fototipi molto scuri rispondono al trattamento del tatuaggio senza sviluppare alcuna ipopigmentazione.
In pratica solo l'inchiostro bianco e il giallo vengono considerati inamovibili. In realtà il giallo (che spesso è tale solo otticamente) contiene dei pigmenti che possono rispondere al trattamento laser con Q-Switched lunghezza d'onda 532 nm, la stessa che si usa per il rosso e per le lesioni pigmentate benigne.
Nella mia esperienza il trattamento di rimozione dei tatuaggi è in genere ben tollerato anche perché viene eseguito contemporaneamente raffreddamento ad aria. Nelle zone più sensibili o nei soggetti più delicati, può essere utilizzata una crema anestetica.
È importante che la pelle non sia stata esposta al sole o a raggi UV artificiali quindi i pazienti abbronzati devono attendere prima di effettuare il trattamento, i fotocopi scuri sono difficilmente trattabili.
Il trattamento non può essere effettuato in soggetti con particolari malattie della cute che comportino una particolare sensibilità alla luce, in soggetti con malattie dermatologiche croniche o in fase acuta, se la cute che deve essere trattata è interessata da processi infettivi virali o batterici o in soggetti che assumano farmaci fotosensibilizzanti, o in soggetti affetti da patologie sistemiche gravi.
È quindi importante indagare se, anche in passato, si è sofferto di tali patologie e dei farmaci assunti al momento del trattamento o nelle settimane precedenti. Ad ogni paziente viene consegnato durante la visita preliminare un modulo di consenso con allegato un foglio informativo.
Anche se raramente il trattamento laser può generare delle ipercromie (colorazione più scura della pelle) transitorie e ipocromie (aree di colorito più chiaro della zona circostante) a lenta ripigmentazione, molto raramente si possono innescare processi cicatriziali da ustione.
Tra le possibili controindicazioni ricordiamo: