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Tatuaggi e rimozione: le domande più frequenti

Scritto da Dott.ssa Maria Cristina Luvarà | 30-ott-2019 15.30.00

5' di lettura

A distanza di ormai dieci anni dall'introduzione del laser Q-Switched per la cancellazione dei tatuaggi, di cui abbiamo parlato all'articolo "Tatuaggi e pelle: caratteristiche e rimozione", permangono tra il grande pubblico ampi dubbi e perplessità nei riguardi di questa tecnica, talvolta giustificati da esperienze negative, talvolta frutta di pregiudizi o scarsa conoscenza della materia.

In questo articolo della Dott.ssa Maria Cristina Luvarà risponderemo alle domande più frequenti sulla rimozione dei tatuaggi ed in particolare:

  1. Togliendo un tatuaggio, rimangono le cicatrici?
  2. Il medico mi ha detto che la rimozione è un processo lungo. È vero?
  3. Dopo quante sedute si iniziano a vedere i primi risultati?
  4. Dopo aver rimosso il tatuaggio, possono rimanere un alone  o delle chiazze bianche?
  5. Ci sono colori/pigmenti che non possono essere rimossi?
  6. Il trattamento è doloroso?
  7. Quando non è possibile effettuare il trattamento di rimozione del tatuaggio?
  8. Quali sono le possibili complicanze legate al trattamento? Quali le eventuali controindicazioni?

Ecco le risposte:

1. Togliendo un tatuaggio, rimangono le cicatrici?

Purtroppo chi parla di laser spesso non sa che esistono moltissimi tipi di laser con differenti lunghezze d'onda e modalità d'impulso e può aver avuto un esperienza negativa con laser diversi dal Q-Switched: per esempio un Laser CO2 che non è assolutamente specifico per le particelle d'inchiostro ma semplicemente vaporizza strati di tessuto, rendendo possibile la formazione di cheloidi o cicatrici atrofiche.

Così come con altre metodiche fin qui utilizzate dalla Dermoabrasione alla Crioterapia, dalla Salabrasione ai Peeling chimici. Tutto questo non succede, se viene utilizzato il Laser Q-Switched, ovviamente in maniera corretta e se vengono correttamente applicate dopo il trattamento creme adeguate.

2. Il medico mi ha detto che la rimozione è un processo lungo. È vero?

Spesso si crede erroneamente che un tatuaggio in quanto piccolo verrà cancellato più rapidamente: in realtà quello che incide sul tempo della rimozione sono la natura del pigmento, spesso sconosciuta da parte del paziente, la sua profondità e la capacità delle cellule fagocitarie di catturare le particelle di inchiostro e rimuoverle.

Tutte queste variabili fanno sì che il numero delle sedute necessarie per rimuovere un tatuaggio non si possa stabilire prima dell'intervento: questo è sicuramente un limite oggettivo della tecnica. Nel mondo vengono utilizzati più di 1000 differenti tipi di inchiostro.

Non potendo sapere di quale sostanza chimica si tratti, è praticamente impossibile per il dermatologo prevedere con certezza il risultato finale di qualunque tatuaggio.

I protocolli attuali consigliano di effettuare una seduta ogni 30-40 giorni. Questo rende la rimozione di un tatuaggio una cosa effettivamente lunga. Chi non è disposto ad accettare questi tempi non dovrebbe intraprendere questa tecnica.

3. Dopo quante sedute si iniziano a vedere i primi risultati?

In effetti - sempre partendo dal presupposto che si sia usato un Laser Q-Switched di buon livello - è possibile, molto raramente, osservare che il pigmento non schiarisce per nulla (cosa osservabile in genere per inchiostri diversi dal nero).

Diverso è il caso di un tatuaggio che si schiarisca bene con le prime sedute e con più difficoltà nelle successive: questo è normale in quanto, via via che viene rimosso l'inchiostro, i risultati saranno sempre meno evidenti e occorrerà pazienza: importante sarà vedere che ad ogni a seduta il tatuaggio, anche di poco, diventa sempre più chiaro.

4. Dopo aver rimosso il tatuaggio, possono rimanere l'alone o delle chiazze bianche?

Tra gli inconvenienti di questa tecnica che garantisce l'assenza di cicatrice c'è anche quello di lasciare l'ombra "ghost" del vecchio tatuaggio. Questo significa che le particelle di inchiostro non sono state rimosse completamente perché troppo profonde o irraggiungibile dall'onda laser. Il ghost - quando si verifica - è comunque un evento accettabile: tende comunque ad attenuarsi nel tempo e diventa invisibile con l'abbronzatura.

Se viene utilizzato un Laser Q-Switched con lunghezza 1064 nm (che non ha grande affinità per la melanina) l'ipopigmentazione (chiazze bianche) è pressoché impossibile.  Fototipi molto scuri rispondono al trattamento del tatuaggio senza sviluppare alcuna ipopigmentazione.

5. Ci sono colori/pigmenti che non possono essere rimossi?

In pratica solo l'inchiostro bianco e il giallo vengono considerati inamovibili. In realtà il giallo (che spesso è tale solo otticamente) contiene dei pigmenti che possono rispondere al trattamento laser con Q-Switched lunghezza d'onda 532 nm, la stessa che si usa per il rosso e per le lesioni pigmentate benigne.

6. Il trattamento è doloroso?

Nella mia esperienza il trattamento di rimozione dei tatuaggi è in genere ben tollerato anche perché viene eseguito contemporaneamente raffreddamento ad aria. Nelle zone più sensibili o nei soggetti più delicati, può essere utilizzata una crema anestetica.

7.Quando non è possibile effettuare il trattamento di rimozione del tatuaggio?

È importante che la pelle non sia stata esposta al sole o a raggi UV artificiali quindi i pazienti abbronzati devono attendere prima di effettuare il trattamento, i fotocopi scuri sono difficilmente trattabili. 

Il trattamento non può essere effettuato in soggetti con particolari malattie della cute che comportino una particolare sensibilità alla luce, in soggetti con malattie dermatologiche croniche o in fase acuta, se la cute che deve essere trattata è interessata da processi infettivi virali o batterici o in soggetti che assumano farmaci fotosensibilizzanti, o in soggetti affetti da patologie sistemiche gravi

È quindi importante indagare se, anche in passato, si è sofferto di tali patologie e dei farmaci assunti al momento del trattamento o nelle settimane precedenti. Ad ogni paziente viene consegnato durante la visita preliminare un modulo di consenso con allegato un foglio informativo

8. Quali sono le possibili complicanze legate al trattamento? Quali le eventuali controindicazioni?

Anche se raramente il trattamento laser può generare delle ipercromie (colorazione più scura della pelle) transitorie e ipocromie (aree di colorito più chiaro della zona circostante) a lenta ripigmentazione, molto raramente si possono innescare processi cicatriziali da ustione.

Tra le possibili controindicazioni ricordiamo:

  • in gravidanza ed allattamento non si effettua alcun trattamento a titolo precauzionale, in quanto il pigmento dopo la terapia entra nel circolo e potrebbe risultare tossico per il feto. 
  • un'altra controindicazione al trattamento è rappresentata dalla tendenza a sviluppare cicatrici cheloidee. I pazienti che in passato hanno avuto la formazione di cheloidi rischiano la formazione di cicatrici cheloidi dovute al trattamento laser. È consigliato escludere dal trattamento i pazienti con riscontrata tendenza alla formazione di cheloidi.
  • Allergia. Determinare se il paziente ha avuto una reazione allergica all'inchiostro del tatuaggio nel momento in cui venne effettuato. I pazienti che hanno avuto precedentemente reazioni allergiche alle tinture possono potenzialmente avere una reazione laser indotta, dovuta al rilascio nel corpo di pigmenti antigeni del tatuaggio. 
  • Medicinali. Il paziente non deve star assumendo isotretinoina orale (negli ultimi 6 mesi), anti-coagulanti (negli ultimi 6 mesi) o foto-sensibilizzanti. L'uso di farmaci anti-infiammatori (per es. aspirina) è sconsigliabile nella settimana che precede il trattamento. 
  • Infezioni in atto e immunodepressione compromettono la capacità di guarigione nel post-laser.
  • Ferite aperte. Il trattamento può essere effettuato solo su pelle intatta, sana.
  • Herpes virus. È stato dimostrato che i trattamenti laser causano un aumento di possibilità di infezioni locali nell'area trattata. I pazienti devono essere sottoposti ad attenta valutazione medica e ad una possibile profilassi prima del trattamento se affetti da frequenti recidive erpetiche.