7' Lettura
La clamidia rappresenta la più diffusa infezione sessualmente trasmessa di origine batterica nel Mondo. Si contrae attraverso rapporti sessuali non protetti con persone infette, ma se una donna incinta contrae la clamidia può, a sua volta, trasmetterla al feto.
Ecco cosa leggerai in questo articolo:
Le modalità di trasmissione della clamidia sono due: attraverso rapporti sessuali non protetti, o direttamente da madre infetta a feto. La prima è di gran lunga la modalità di contagio più frequente. Vediamo come conoscere, e prevenire, le situazioni a rischio nelle quali è possibile ammalarsi e diffondere una delle più insidiose e sottovalutate infezioni veneree.
La clamidia rientra nelle Infezioni a trasmissione sessuale poiché il veicolo di contagio del batterio sono i fluidi corporei come sperma e secrezioni vaginali. Pertanto, una persona infetta può trasmettere la clamidia tramite rapporti e pratiche sessuali non protette di ogni tipo, ad esempio:
La seconda modalità di trasmissione del batterio della clamidia si attua da madre a feto. Una persona incinta che abbia contratto l’infezione prima o durante la gravidanza può contagiare il/la bambino/a proprio durante il parto, attraverso il contatto con i suoi fluidi vaginali. In questi casi, quindi, il/la neonato/a può presentare alla nascita sintomi di congiuntivite batterica nel 30-50% dei casi, o di polmonite nel 10-20% dei casi.2,3
Tutte le persone che abbiano una vita sessuale attiva sono potenzialmente a rischio di clamidia. Particolarmente vulnerabili sono i/le teenager e i ragazzi e ragazze sotto i 25 anni sia per ragioni biologiche che comportamentali poiché tendono ad essere meno prudenti nelle loro pratiche sessuali. Persone di ogni età, hanno un alto rischio di contrarre la clamidia praticando sesso orale o anale non protetto specialmente se cambiano spesso partner sessuali indipendentemente dal loro orientamento. Pertanto, dovrebbero sottoporsi al test per clamidia ogni anno:
Vi è infine un fattore di rischio legato all’etnia. Persone di origine africana con la pelle scura tendono ad infettarsi con maggiore facilità rispetto a persone di origine caucasica o latina.1
Se sei un uomo, e hai contratto la clamidia, potresti non capirlo perché l’infezione risulta asintomatica nel 50% dei casi. Pertanto potresti scoprirlo solo attraverso il test. Tuttavia, nella restante metà dei casi, gli uomini si accorgono di essere stati contagiati dalla batterio della clamidia perché possono sperimentare sintomi riconducibili ad una uretrite batterica (infiammazione dell’uretra):
Meno frequentemente la clamidia nell’uomo può condurre a infiammazione dei testicoli (epidimedite) con sintomi quali ingrossamento e dolore. 1,2,3
Se sei una donna, analogamente a quanto accade per gli uomini, potresti non capire di aver contratto la clamidia. Nelle donne, infatti, l’infezione resta quasi sempre asintomatica (fino all’80% dei casi), ed è per questa ragione che è così insidiosa.
I danni all’apparato riproduttivo femminile, sebbene “silenziosi”, possono essere gravi e irreversibili. Vediamo però come riconoscere la clamidia qualora la malattia si presentasse sintomatica nelle settimane successive al contagio:
Esistono poi dei segni clinici uguali per uomini e donne: se la clamidia è stata trasmessa con un rapporto anale si possono avere sintomi di proctite con dolore rettale e perdite di muco/sangue dal retto; se il contagio è avvenuto con rapporto orale si potrebbe manifestare una faringite batterica con sintomi tipici tra cui mal di gola e linfonodi ingrossati. Infine, se la via di trasmissione è oculare, la clamidia potrebbe essere causa di congiuntivite con arrossamento oculare, fotofobia e irritazione.I sintomi della clamidia esordiscono da una a tre settimane dopo la trasmissione del batterio patogeno.
Da segnalare, infine, una rara complicanza della clamidia, che può colpire uomini e donne: la Sindrome di Reiter, infezione sistemica multiorgano che si manifesta con sintomi di artrite, uretrite, congiuntivite e sintomi cutanei.2
Ci sono due modi per proteggersi completamente dalla clamidia riducendo a zero le possibilità di contagiarsi:
Entrambe queste scelte di vita non sono tuttavia praticabili, né desiderabili, per la maggior parte delle persone. Per tale ragione, dal momento che parliamo di una malattia venerea, il modo migliore per proteggersi dalla clamidia è quello di usare sempre un condom (maschile o femminile come il femidom) per ogni tipo di rapporto/pratica sessuale, inclusi quelli in cui vi sia uno scambio di sex toys.3
Quando esista il sospetto o, semplicemente, la possibilità di essere stati/e contagiati/e dalla clamidia, anche in assenza di sintomi, la cosa da fare è sottoporsi ai test molecolari specifici. Si tratta di analisi di laboratorio che si effettuano su campioni biologici a scelta (in base alla possibile via di trasmissione del batterio) tra:
L’attendibilità di questi test è elevatissima (fino al 98% di sensibilità), per cui è possibile scoprire con certezza se si è stati contagiati dalla clamidia. In caso di positività, è necessario che tutte le persone che abbiano avuto contatti sessuali con la persona infetta si sottopongano al test. La clamidia è una malattia facilmente curabile, ma è indispensabile scoprirla tempestivamente anche se asintomatica. Per questo è meglio fare il test ogni anno se si sono avuto rapporti sessuali a rischio o non si è certi di essere riusciti/e a proteggersi completamente. Una misura precauzionale che vale ancora di più per le donne incinte, le quali possono trasmettere l’infezione anche al feto.1,2,3