5' Lettura
Il cortisone può causare disturbi del sonno e altri effetti collaterali di natura neurologica. Simulando l’azione del cortisolo, ormone dello stress, il cortisone può infatti causare stati di veglia prolungata e, di conseguenza, stanchezza. Si tratta di un farmaco necessario per il trattamento di moltissime patologie acute o croniche. Per questo è importante sapere come contrastare l’insonnia durante le cure.
Ecco cosa troverai in questo articolo:
Il cortisone, o meglio i farmaci corticosteroidi, sono in grado di indurre stati di insonnia prolungati perché agiscono sul sistema nervoso come degli eccitanti. Il sonno viene disturbato soprattutto quando il cortisone viene assunto in più dosi giornaliere, perché il farmaco interferisce con la produzione naturale diurna di cortisolo, l’ormone dello stress.1
Il cortisolo, infatti, naturalmente incide sui ritmi circadiani ostacolando la naturale produzione di melatonina, l’ormone del sonno che aumenta fisiologicamente nelle ore serali. Quando si assume cortisone, esso si sostituisce all’azione del cortisolo endogeno interferendo consistentemente sulla capacità del corpo di rilassarsi e prepararsi al riposo notturno. Di conseguenza, è possibile che l'assunzione di cortisone possa causare stanchezza come effetto indiretto.2
Euforia, sensazione di benessere, ma anche ansia, e, in taluni casi, psicosi e sindromi neuromotorie sono alcuni dei noti effetti neuropsichiatrici del cortisone. Tali effetti collaterali possono protrarsi diversi giorni dall’inizio della terapia e persistere anche dopo la fine quando si tratta di cure temporanee.
Gli effetti avversi del cortisone sul sonno possono essere peggiorati da fattori di rischio quali:
Quando viene prescritta una cura a base di cortisone orale, l’insonnia non è una conseguenza inevitabile. Molto, dipende dalle dosi e dalle modalità di assunzione del cortisonico.
Il cortisone a dosaggi modesti, assunto al mattino in unica soluzione, risulta, infatti, meno impattante sui ritmi circadiani e sul ciclo sonno-veglia, perché interferisce in modo limitato sulla produzione fisiologica di melatonina.
L’insonnia e, in generale, disturbi di natura neurologica sono, invece, esiti frequenti nelle persone trattate con cortisone ad alti dosaggi o somministrato in più momenti della giornata, soprattutto per via orale o endovenosa. Un effetto collaterale che si osserva spesso negli ospedali e nelle terapie intensive a seguito di massicce cure di cortisonici necessarie per la gestione di condizioni critiche acute. Gli effetti disturbanti sul sonno sono stati ampiamente riportati anche dalle persone in cura con il desametasone per malattie croniche o oncologiche.1,2
Il prednisone è un tipo di cortisone usato per il trattamento di molte condizioni patologie e stati infiammatori anche di natura allergica, come l’asma, o autoimmune, come l'artrite reumatoide o il lupus.
Secondo gli studi il 60% delle persone in cura con il prednisone riporta disturbi del sonno e insonnia.3 Ad esempio, chi assume questo cortisonico può sperimentare difficoltà a prendere sonno, oppure può svegliarsi durante la notte non riuscendo più ad addormentarsi. Prednisone ad alti dosaggi, ad esempio oltre i 40 mg al giorno, assunto per periodi prolungati, produce effetti avversi sul sonno più accentuati.
Vanno, però, fatte due considerazioni importanti:
Ad oggi, sono disponibili delle contromisure che derivano da evidenze di efficacia nella pratica clinica. Tali “buone pratiche” anti insonnia puntano sia su modalità di somministrazione dei corticosteroidi che sulla contemporanea associazione con altri farmaci o rimedi naturali.
Ad esempio, negli ospedali si tende a ridurre i dosaggi e la durata delle terapie cortisoniche rispetto al passato evitando, dove possibile, due dosi, una mattutina e una serale.2 Sempre negli ospedali si cerca di salvaguardare il sonno notturno delle persone curate con cortisone evitando esami, controlli e monitoraggi dei parametri vitali invasivi durante la notte. La riduzione dei dosaggi e la soluzione unica mattutina del cortisonico sono opzioni ormai preferite anche per le terapie da seguire a casa per tempi prolungati.
Rimedi e soluzioni non farmacologiche per limitare gli effetti negativi del cortisone sul sonno, valide negli ospedali e nelle strutture di lungodegenza, ma anche a casa per le persone non ricoverate di ogni età, includono:
In ogni caso, prima che gli effetti collaterali del cortisone diventino un problema medico a sé stante, come nel caso dell’insonnia, è compito personale medico specialista stabilire il piano terapeutico a base di glucocorticosteroidi, tenendo conto delle seguenti linee guida: