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I Disturbi del Comportamento Alimentare provocano conseguenze drammatiche sul corpo e sulla psiche di chi ne è affetto. In alcuni casi i danni sono fortemente e chiaramente visibili, in altri facilmente celabili.
Dal punto di vista medico, la compromissione pervade organi e apparati differenti, con gravità variabile a seconda della condizione clinica del soggetto, della sua età, dello stato della di malattia (esordio o cronicità), della portata e della multifattorialità sintomatologica. La compromissione non è sempre reversibile unicamente attraverso la riabilitazione nutrizionale.
Gli effetti della drammatica privazione del cibo sono chiaramente visibili nell’anoressia in cui abbiamo a che fare con un corpo che urla il proprio dolore.
Il corpo subisce un forte danno. Il dimagrimento eccessivo genera amenorrea, atrofie cerebrali, osteoporosi, fratture spontanee, perdita di capelli e di unghie, aumento della peluria, dimensione delle ghiandole salivari alterata.
La pelle è lacerata, i reni sono in sofferenza, assieme al fegato e al cuore che potrebbe cessare di battere da un momento all’altro. A ciò si aggiunge una condizione di disidratazione e scompensi cardiovascolari.
Nei casi di bulimia, la compromissione dell’organismo e i suoi segnali sono spesso abilmente celati, poiché il soggetto può essere in una condizione di normopeso o di magrezza che però si distanzia dalla condizione di sofferenza anoressica. Ciò non toglie che la compromissione sia ugualmente significativa e devastante.
Il vomito autoindotto provoca ulcere e lesioni all’esofago, danneggiamento dei denti fino ad arrivare alla loro erosione e perdita; complicanze cardiache e renali, improvvise variazioni pressorie si aggiungono al drammatico quadro clinico. La perdita di potassio, sodio e cloro, infatti, provoca complicanze metaboliche (alcalosi, chetonuria), renali e cardiovascolari, sia in forma acuta sia cronica. Ciò si traduce in sintomi quali sete, vertigini, edemi, debolezza, apatia, tic e spasmi nervosi.
Il cambiamento nell’equilibrio idrosalino che consegue l’abbuffata e il vomito autoindotto, genera spossatezza, tremori, tachicardia, generando aritmie cardiache anche gravi. Inoltre, le ghiandole salivari si infiammano, si gonfiano, possono anche produrre calcoli di dimensioni variabili e vanno rapidamente incontro a tumefazioni molto evidenti.
Anche gli effetti del Binge Eating e dell’Obesità prevedono importanti scompensi e variazioni dei parametri organici, cardiaci, renali. Il funzionamento di diversi organi è compromesso. Vi è un’alta probabilità di sviluppare altre patologie come il diabete.
Purtroppo parliamo di importanti psicopatologie che spesso non vengono prese in carico in modo adeguato. È pertanto necessario un intervento complesso che veda la presa in carico e l’integrazione di tutti gli aspetti del disagio, sia psicologici che fisici.
Infatti, il disagio che si esprime attraverso lo strumento del cibo e del corpo che ne diviene il teatro prediletto, cela uno stato depressivo importante che cerca soluzione nel ricorrere a dinamiche compensatorie immediate, così come avviene nei casi di dipendenze da sostanze.
Con i Disturbi del Comportamento Alimentare, siamo in una condizione di dipendenza non da sostanza in cui non riusciamo a fare a meno dell’oggetto da cui si dipende, il cibo, nelle sue diverse forme ed utilizzo: la privazione da una parte, l’abuso dall’altra. Le evidenze scientifiche parlano dell’attivazione delle stesse aree cerebrali sia in condizione di dipendenza da sostanze che da non sostanze.
In questo disagio, infatti, la mente è piena, è occupata, invasa dal costante pensiero del cibo. Non se ne può fare a meno.
Il quadro psicologico è complesso, prevede un duro e lungo lavoro su diversi nuclei di sofferenza quali la distorsione dell’immagine corporea, la bassa autostima, nuclei di forte controllo, conflitti relazionali, perfezionismo, incapacità di tollerare la frustrazione e gli stati emotivi, senso di inefficacia e di disvalore…
Un tratto caratteristico è la sottrazione, la privazione che invade diverse aree della vita di chi ne soffre. Privazione del cibo, delle relazioni, del lavoro o della scuola, dipendenza dalle relazioni o evitamento e chiusura autarchica. E’ davvero difficile entrare a far parte del gioco della vita.
Di fronte alla complessità della sfida, ci si ritrae e ci si concentra sul controllo dell’aspetto corporeo e dell’alimentazione. L’esperienza di vita si riduce a poche dimensioni proprio per sperimentare il senso di sicurezza e controllo. L’imprevedibile, il cambiamento è qualcosa di troppo pericoloso.
Anche lo stato depressivo riveste un ruolo importante assieme al rischio di suicidio, alla forte impulsività, all’utilizzo incongruo di sostanze psicoattive, farmaci e droghe. In tal senso riveste una posizione centrale anche il supporto psichiatrico e la messa in sicurezza della persona sofferente.
Infatti, il complesso intreccio tra fattori psichici e fisici rende necessario, in alcuni casi, anche l’intervento farmacologico che deve esser letto e utilizzato in un’ottica di sostegno alla psicoterapia, poiché ne favorisce il complesso e duro lavoro.
Riconoscere per tempo questi disturbi è fondamentale, ecco perché ne abbiamo già parlato in alcuni articoli del nostro blog. Il consiglio è sempre quello di rivolgersi al proprio medico curante e chiedere a lui indicazioni su come procedere per poter affiancare nel modo migliore la persona.