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L’interferone rappresenta un valido alleato nel trattamento della sclerosi multipla. La sua introduzione, avvenuta negli ultimi anni del secolo scorso, ha rappresentato una svolta nel modo in cui la malattia veniva precedentemente curata: vediamo insieme come.
Ecco cosa tratteremo in questo articolo:
L'interferone beta è una molecola naturalmente prodotta dal corpo umano e viene utilizzata dalle cellule del sistema immunitario per comunicare tra loro. Può essere, però, prodotta anche artificialmente e, in questa forma, viene utilizzata come trattamento nella sclerosi multipla (SM) per ridurre la frequenza e la gravità delle ricadute e per rallentare la progressione della malattia.
Si ritiene che l'interferone beta, infatti, agisca modulando la risposta immunitaria che, nel caso della sclerosi multipla attacca erroneamente la mielina, la sostanza che avvolge e protegge le fibre nervose nel sistema nervoso centrale danneggiando, così, la comunicazione tra il cervello e il resto del corpo.1,2
Esistono diverse tipologie di interferone beta utilizzate nel trattamento della sclerosi multipla. Le principali varianti sono l'interferone beta-1a (Rebif) e l'interferone beta-1b (Betaferone).
Rebif e Betaferone sono farmaci modificanti la malattia (DMT), approvati per l'utilizzo nella sclerosi multipla recidivante-remittente (RRMS), che è la forma più comune di SM.
L'obiettivo principale del trattamento con l’interferone è ridurre la frequenza e la gravità delle ricadute nella sclerosi multipla. Il meccanismo di azione non è completamente compreso, ma si pensa che esso agisca modulando la risposta immunitaria, rendendola meno aggressiva, e riducendo l'infiammazione nel sistema nervoso centrale. In particolare, si ritiene che possa inibire le molecole pro-infiammatorie e ridurre l'attivazione dei linfociti T, cellule primariamente coinvolte nella risposta autoimmune contro la mielina tipica della sclerosi multipla.1,2
L'interferone beta-1a può essere somministrato attraverso diverse formulazioni. Le due formulazioni più comuni sono:
È stato dimostrato che questo farmaco riduce il numero e la gravità delle ricadute, rallentando il peggioramento delle condizioni cliniche dei pazienti.
Come con qualsiasi farmaco, l'interferone beta-1a può causare effetti collaterali. Alcuni degli effetti collaterali comuni includono reazioni nel sito di iniezione (ad esempio arrossamento, dolore, gonfiore), sintomi simil-influenzali (come febbre, brividi, affaticamento, dolori muscolari) e disturbi del sistema ematopoietico, quindi nella creazione delle cellule del sangue, come ad esempio riduzione dei globuli bianchi o delle piastrine nel sangue. È importante riferire al medico eventuali effetti collaterali per gestirli adeguatamente.1,2,3
L'interferone beta-1b viene somministrato attraverso iniezioni sottocutanee, di solito ogni due giorni. Le iniezioni possono essere fatte da solo a casa o sotto la supervisione di un professionista sanitario.
Studi clinici hanno dimostrato che questo farmaco è in grado di migliorare la qualità di vita dei pazienti affetti da sclerosi multipla, riducendo la frequenza e la gravità delle ricadute. Inoltre, l’interferone beta 1-b rallenta l'accumulo di lesioni nel cervello e nel midollo spinale e può avere un effetto positivo sulla disabilità a lungo termine.
L’utilizzo di interferone beta-1b può causare effetti collaterali, simili a quelli riscontrati nel trattamento con interferone beta-1a.3,4,5
Al momento, non esiste una cura definitiva per la sclerosi multipla (SM). Quindi, anche assumendo l’interferone, non è possibile guarire da questa malattia. L’obiettivo dei trattamenti disponibili è facilitare la gestione della malattia e migliorare la qualità di vita dei pazienti.
L'efficacia del trattamento con gli interferoni beta può variare da paziente a paziente dato che la SM è una malattia eterogenea. Alcuni pazienti possono sperimentare una significativa riduzione delle ricadute e una stabilizzazione della malattia, mentre altri possono avere una risposta meno marcata o non rispondere del tutto al trattamento.
È, pertanto, fondamentale consultare un neurologo specializzato nella gestione della SM per discutere delle opzioni di trattamento disponibili e sviluppare un piano terapeutico personalizzato basato sulle specifiche esigenze e caratteristiche del singolo paziente.