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Si sente spesso affermare che consumare la soia e i suoi derivati abbia effetti negativi sulla funzionalità della tiroide e sulla produzione degli ormoni tiroidei. Scopriamo se questa credenza si basa su dati confermati dalla scienza e se è davvero necessario per chi soffre di tiroide, in particolare di ipotiroidismo, eliminare del tutto i prodotti a base di soia dalla propria dieta.
Ecco cosa leggerai in questo articolo:
La risposta è no, la soia, così come i suoi derivati, non fa male alla tiroide. Eppure, nel tempo, si è sviluppata la (falsa) convinzione secondo cui la soia e supplementi a base di soia riuscirebbero ad interferire con la produzione di ormoni tiroidei inducendo ipotiroidismo. Il pericolo derivante dal consumo della soia sarebbe, inoltre, maggiore per le persone che già soffrono di malattie della tiroide e seguono la terapia ormonale sostitutiva.
Gli studi scientifici, però, sono concordi: l’assunzione di soia all’interno di una dieta equilibrata, non altera i livelli degli ormoni tiroidei né ostacola l’assorbimento degli ormoni sintetici (assunti come terapia). L’unica eccezione è il lieve aumento del TSH, l’ormone tireostimolante, senza che però tale aumento sia stato associato ad un marcato significato clinico.1 Non solo, ma il consumo di soia non è mai stato associato ad altre patologie della tiroide, come l’ipertiroidismo o i noduli tiroidei.
La soia e la lecitina di soia non sono la stessa cosa. La lecitina di soia è un fosfolipide ricavato dai fagioli di soia, presente in molti integratori alimentari destinati soprattutto alle persone con il colesterolo alto e alle donne vicine alla menopausa.
Molte sono le proprietà attribuite alla lecitina di soia, superiori a quelle della soia come alimento ma, anche in questo caso, non esistono evidenze scientifiche che dimostrino i suoi effetti avversi sulla tiroide. Viceversa, alcuni studi hanno evidenziato la sua efficacia nel migliorare i sintomi della menopausa e, in particolare, nel ridurre il senso di spossatezza e nel regolare i livelli di grassi nel sangue.1,2
La risposta è di nuovo affermativa: consumare soia e suoi derivati non rappresenta un problema per la tiroide, neppure se si soffre di ipotiroidismo. La soia e i suoi derivati sono soprattutto presenti nella dieta delle persone vegane e vegetariane, in quanto importante fonte di proteine e anche alimento molto apprezzato. In oriente, ad esempio, i fitoestrogeni che vengono assunti quotidianamente attraverso il consumo di soia sono in media 30-50 mg. Pertanto, si è provato a testare l’effetto che alte dosi di fitoestrogeni della soia producono su persone con ipotiroidismo subclinico (ossia non conclamato), condizione associata a valori alterati di TSH.
Ciò che è emerso, è che una dose di 66 mg di estratti di soia al giorno non peggiora la funzionalità della tiroide nelle persone a rischio di ipotiroidismo.3 Pertanto, l’indicazione è quella di mangiare la soia senza esagerare con le quantità giornaliere, un suggerimento valido per qualunque cibo.
Uno dei timori principali legati al consumo di soia quando si soffre di tiroide è che possa interferire con l’assunzione dell’Eutirox, l’ormone sintetico prescritto in caso di ipotiroidismo.
L’Eutirox è il farmaco d’elezione per la terapia di compensazione dell’ipotiroidismo e della tiroidite di Hashimoto, perché sostituisce la levotiroxina sodica, l’omologo tiroideo noto come T4. In genere, viene assunto una volta al giorno a stomaco vuoto, di solito almeno 30 minuti prima della colazione, nel dosaggio stabilito dal/la medico/a. Trascorso questo lasso di tempo, è quindi possibile consumare soia, e qualsiasi altro alimento, senza compromettere l’efficacia della terapia.4,5