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Nel trattamento del colon irritabile la dieta riveste un ruolo centrale quale strumento per la gestione e il miglioramento dei sintomi. Il colon irritabile, o sindrome dell’intestino irritabile affligge il 5-10% della popolazione mondiale, con andamento cronico. Sebbene non pericolosa per la salute, questa condizione peggiora notevolmente la qualità di vita di chi ne soffre.
Ecco cosa leggerai in questo articolo:
I sintomi del colon irritabile, o IBS (sindrome dell’intestino irritabile) possono essere influenzati dalla dieta. Al contrario di quanto si possa pensare, però, l’alimentazione non cura la patologia.
In generale, infatti, si ritiene che l'IBS sia fortemente legata a stati di ansia/stress che, a loro volta, causano disbiosi intestinale con sovracrescita batterica (SIBO) e infiammazione. La dieta, quindi, incide in modo positivo o negativo su una condizione di alterazione enterica preesistente e non va mai modificata sulla base di mode o di “sentito dire”. Da ricordare, infatti, che l'eziopatogenesi dell’intestino irritabile è multifattoriale e molto complessa, tant'è che molte potenziali cause, talune controverse come l'Helicobacter pylori, sono, ad oggi, ancora in discussione.
Per questo, in caso di IBS, la dieta deve essere il più possibile personalizzata, modulata in base alla classificazione del disturbo (es. se IBS con diarrea o con stipsi) e sulla eventuale compresenza di intolleranze alimentari o allergie. Un adeguato approccio alimentare, inoltre, deve essere inserito all’interno di un piano terapeutico olistico comprensivo di eventuale contributo farmacologico.
Va, infine, precisato che le diete restrittive fai da te non servono a migliorare i sintomi del colon irritabile e, anzi, possono peggiorare lo stato nutrizionale delle persone così come indurre a comportamenti alimentari disregolati.1,2,3
Non è facile stabilire a priori quali alimenti siano più indicati in caso di colon irritabile. Gli effetti dei diversi alimenti cambiano da persona a persona, e l’aggiustamento deve pertanto attuarsi con vere e proprie prove.2
Inoltre, la sindrome del colon irritabile può suddividersi in due sottogruppi in base al sintomo enterico principale che riguarda la motilità intestinale. In generale, le persone che hanno un IBS con diarrea prevalente dovrebbero preferire cibi che non accellerino il transito intestinale e che contengano una modesta quantità di fibre, ad esempio pasta e riso integrali.
Le persone con tendenza alla stipsi dovrebbero aumentare l’introito sia di cereali integrali che di frutta e verdura fresche. In entrambi i casi, è molto importante prediligere cibi che abbiano una buona quota di vitamine e antiossidanti, perché migliorano la microflora intestinale. Per la stessa ragione sono consigliati i probiotici, contenuti anche nello yogurt. Quando vi siano sintomi come meteorismo e flatulenza, può essere di sollievo consumare semi oleosi, ad esempio di lino. Infine, è molto importante essere regolari nel consumo dei pasti.1,2
Anche quando si parla di alimenti sconsigliati per il colon irritabile, bisogna sempre tener presente che non si tratta di divieti assoluti. In generale, i/le gastroenterologi/e, basandosi sui dati emersi dagli studi, suggeriscono a chi soffre di IBS di evitare:
La dieta low FODMAP è un regime alimentare selettivo che è stato specificamente testato per la cura dell’intestino irritabile con ottimi risultati. Diversi studi hanno dimostrato un miglioramento di tutti i sintomi dell’IBS in oltre il 60% di casi nei mesi successivi all'inizio della dieta. Scopriamone tutti i segreti.3,4
I FODMAP (Fermentabili, Oligo-Di-Mono Saccaridi) sono un gruppo di carboidrati che includono: lattosio, fruttosio, fruttani, galattani, polialcoli. Tali zuccheri sono presenti in molti alimenti di largo consumo tra cui:
Ciò che accomuna questi cibi è la scarsa digeribilità per coloro che soffrono di colon irritabile. Una volta ingeriti e arrivati all’intestino, i FODMAP subiscono un processo di fermentazione da parte dei batteri del microbiota con grandi liberazioni di gas. Ed è proprio questo gas da fermentazione che dilata in modo anomalo le pareti intestinali e irrita le terminazione nervose generando i tipici sintomi dell’IBS.3,4
Attenzione: i FODMAP e i cibi che li contengono NON sono dannosi per la salute e, anzi, vengono inclusi nelle diete considerate sane. Per questo solo le persone con sindrome dell’intestino irritabile, avendo una spiccata sensibilità enterica, seguendo la dieta low FODMAP ne devono ridurre il consumo allo scopo di alleviare i sintomi addominali, ma sempre e solo sotto indicazione medica.
La dieta low FODMAP per il trattamento del colon irritabile deve essere sviluppata da nutrizionisti/ed esperti/e in IBS e pertanto in questo articolo forniamo solo delle indicazioni generali, che non vanno prese come regole dietetiche assolute.
La dieta FODMAP ben bilanciata si basa sulla drastica riduzione dei cibi FODMAP a favore di alimenti “amici”, tra i quali si annoverano riso e farro tra i cereali; formaggi stagionati tipo grana tra i latticini; verdure tra cui lattuga, pomodori, melanzane, zucca e fagiolini; frutta non meteorica tra cui banane, mirtilli, agrumi, fragole e kiwi.
La dieta low FODMAP si articola in tre fasi: eliminazione, reintroduzione e personalizzazione. La durata di ciascuna fase va stabilita dal proprio/a specialista di riferimento in base alla gravità dei sintomi dell’IBS e della sensibilità ai diversi FODMAP. Tutti gli studi hanno rilevato che la dieta low FODMAP seguita per almeno un anno ha migliorato i sintomi nel 60-70% dei casi senza effetti avversi.3,4
Assolutamente no. Come anticipato, questo tipo di dieta consiste nel ridurre al minimo alcuni cibi considerati fermentanti, sostituendoli con altri che non danno problemi. Ma esiste sempre un rischio di carenze nutrizionali, di alterazione del microbiota e di scompensi di vario tipo. Pertanto, non è consigliabile seguire per lunghi periodi, o per sempre una dieta low FODMAP specialmente nella fase più restrittiva. Al contrario lo scopo è quello di abituare il corpo a digerire anche i cibi FODMAP.3,4
La sindrome del colon irritabile è una condizione talmente diffusa, invalidante, e nello stesso tempo sottovalutata dalla classe medica per la sua natura benigna, da essere fatalmente diventata ricettacolo di mistificazioni e false credenze. Ciò accade perché le persone che ne soffrono, non trovando troppo spesso supporto medico adeguato e non sapendo come alleviare i sintomi, ricorrono al fai da te. Sfatiamo insieme 3 falsi miti.
Assolutamente falso. Frutta e verdura sono alimenti sani e necessari al corpo umano, e devono essere consumate ogni giorno anche da chi soffre di IBS. Chiarito questo, occorre precisare che trattandosi di una sindrome spastica dolorosa legata al meteorismo, è meglio evitare ortaggi e frutta che causino eccessiva produzione di gas da fermentazione o stimolino il transito intestinale in caso di tendenza alla diarrea. La dieta low FODMAP fornisce un ampio elenco della frutta e della verdura da prediligere e di quella da limitare.4
Il glutine va eliminato solo se si ha una diagnosi di celiachia. Può accadere, però, che la sindrome dell’intestino irritabile si sovrapponga a concomitanti intolleranze alimentari tra cui quella al glutine (celiachia), o al lattosio, o che esista una sensibilità spiccata a queste sostanze alimentari. Inoltre, entrambe sono presenti in cibi FODMAP e, quindi, considerate trigger dei sintomi per chi soffre di IBS.
Come comportarsi? Per quanto riguarda il lattosio, è possibile ottenere un miglioramento preferendo latticini che non ne contengano o utilizzare enzimi digestivi come la lattasi, facilmente reperibile in farmacia. A proposito del glutine, si tratta di una proteina contenuta in molti cereali, tra cui il frumento, ma non in tutti i cereali FODMAP. Quindi, per le persone non celiache il problema potrebbe non essere il glutine, bensì i cereali fermentanti. Pertanto il consiglio è quello di scoprire se si è davvero intolleranti a glutine o lattosio sottoponendosi ai test indicati in questi casi e, solo dopo, decidere con il/la gastroenterologo/a, se eliminarli del tutto dalla dieta.4,5
Sì, i probiotici potrebbero essere utili in caso di IBS per attenuare alcuni sintomi, ma gli studi effettuati finora non hanno offerto dati incontrovertibili. Esiste, infatti, la possibilità che assumere probiotici non sia d’aiuto alcuno perché la risposta ai singoli microrganismi cambia da persona a persona, così come diversa è l’efficacia delle combinazioni di probiotici in commercio. Per questo è meglio evitare di sceglierli e assumerli in autonomia e piuttosto valutarne l’introduzione all’interno di un piano alimentare stabilito dal proprio/a medico/a o nutrizionista/a.2