7' Lettura
L’insufficienza renale cronica è un disturbo molto comune nella terza età spesso associato ad una prevalenza crescente dei fattori di rischio, come l'ipertensione e il diabete. Le conoscenze sull’insufficienza renale nell’anziano sono in costante aggiornamento e, con queste, le strategie per limitare l’impatto negativo sulla longevità.
Ecco cosa troverai in questo articolo:
Benché sia possibile sviluppare una compromissione renale a qualsiasi età, è statisticamente provato che, dopo i 60 anni, la probabilità di soffrire di insufficienza renale aumenta. Una stima recente ha, infatti, ipotizzato che oltre il 50% delle persone di età superiore ai 75 anni soffra di insufficienza renale cronica.
Questo accade perché, in questa fascia di età, aumenta anche il rischio di soffrire di altre patologie che possono portare allo sviluppo dell’insufficienza renale. Tra queste troviamo:
L’insufficienza renale è spesso chiamata "malattia silenziosa" poiché è possibile arrivare a perdere fino al 90% della funzionalità renale prima che si manifesti qualsiasi sintomo. I primi segni dell’insorgenza di una patologia del rene non differiscono in base all’età, ma possono essere confusi con manifestazioni dovute a patologie concomitanti. I primi sintomi di insufficienza renale possono includere:
cambiamenti nella quantità e nel numero di volte in cui l'urina viene emessa (ad esempio, di notte);
cambiamenti nell'aspetto dell'urina;
gonfiore delle gambe e delle caviglie;
dolore nella zona dei reni;
perdita di appetito;
difficoltà a dormire;
alito cattivo e un sapore metallico in bocca.
È fondamentale non trascurare nessuno di questi sintomi e recarsi in visita dal/dalla medico/a.1-3
Le indagini di laboratorio, ovvero le analisi di alcuni valori ematici e delle urine, sono i primi e più importanti elementi per la valutazione della salute dei reni anche nell’anziano. Tra questi sicuramente fondamentali sono la creatinina sierica ed urinaria, la clearance della creatinina, l’albumina e la valutazione della filtrazione glomerulare.
Sebbene siano state sviluppate apposite equazioni per la valutazione dei valori ematici nelle persone anziane e vi sia una fisiologica riduzione del funzionamento renale, è stato dimostrato che per le malattie renali non si evidenziano differenze sostanziali nei valori di riferimento in base all’età. Allo stesso tempo, la presenza di altre patologie è una circostanza molto comune nelle persone anziane che può alterare alcuni valori negli esami del sangue.
Per questo deve essere il team medico a comprendere se i valori si adattano o meno allo stato di salute del paziente anziano ed, eventualmente, consigliare un approfondimento diagnostico. In questi casi, potrebbe essere consigliata l'analisi delle urine che consente di valutare la proteinuria (quantità di proteine presenti nell’urina), ma anche a presenza di infezioni del tratto urinario tramite l’urinocoltura.
Infine, l’uso dell'ecografia in ambito geriatrico rappresenta un immediato supporto diagnostico senza correre il rischio di affaticare i reni dato che non richiede l’utilizzo del mezzo di contrasto, una sostanza potenzialmente tossica per i reni.2,4,5
Le persone di età superiore ai 65 anni possono avere esigenze di assistenza sanitaria piuttosto diverse rispetto ai pazienti più giovani in relazione alle comorbidità, ad uno stato di fragilità dovuto ad un declino cognitivo e al possibile isolamento sociale. Scopriamo, quindi, come viene affrontata l’insufficienza renale nelle persone anziane.
In caso di patologia renale cronica individuata nelle fasi iniziali, è possibile rallentare la progressione della malattia adottando uno stile di vita sano e riducendo i fattori di rischio. Per far questo, è importante:
🍞 Il medico ti ha raccomandato una dieta aproteica? Scopri Aminò!
Gli studi clinici che hanno valutato i possibili trattamenti per l’insufficienza renale cronica solitamente non includono pazienti di età superiore ai 70-75 anni. È pertanto difficile declinare le attuali raccomandazioni e terapie in questo contesto anagrafico.
In ogni caso, è importante sottolineare che nelle fasi iniziali, soprattutto negli anziani con altre patologie, è raro che la malattia renale sia riconosciuta perché la sintomatologia, quando presente, spesso viene attribuita ad altri disturbi.
Per questo, la miglior raccomandazione è quella di sottoporsi a controlli regolari. Una diagnosi precoce e, quindi, un rapido cambiamento dello stile di vita, possono, infatti, essere sufficienti a gestire la patologia nelle fasi iniziali.2,4
I trattamenti per le fasi avanzate di insufficienza renale includono la dialisi e il trapianto di rene. Nei pazienti con età superiore a 75 anni, affetti da diverse comorbidità, è stato evidenziato come la dialisi possa contribuire a migliorare la qualità di vita.
Per quanto sia innegabile che a livello teorico la dialisi sia efficace nei casi di insufficienza renale severa è altrettanto importante valutare l’impatto della terapia da un punto di vista sociale, psicologico e mentale.
Pertanto, in alcuni casi, se la persona non ha altre patologie, la dialisi potrebbe rappresentare una scelta favorevole soprattutto se si utilizza la dialisi peritoneale casalinga che non comporta il doversi recare in ospedale diverse volte alla settimana. In altri casi, il team medico potrebbe prediligere una strategia focalizzata sullo stile di vita senza ricorrere al trattamento dialitico.
Il trapianto di rene è, invece, associato a un aumento dell’aspettativa di vita e a un miglioramento della qualità della vita a tutte le età benché si ponga come eventualità nei casi più estremi. Il parametro da considerare per il trapianto dovrebbe essere l'età biologica del corpo, piuttosto che l'età cronologica, ma è necessario tenere presente che un trapianto d’organo porta con sé una serie di rischi molto elevati. Il sistema immunitario delle persone anziane va incontro a immunosenescenza, ovvero ad un funzionamento ridotto, questo può proteggere il paziente dal rigetto, ma aumenta il rischio di infezione e cancro.3-5
L’aspettativa di vita di una persona affetta da insufficienza renale può essere influenzata da diversi fattori come: lo stadio del danno renale, la presenza di altre patologie, lo stile di vita e le terapie prescritte.
Sicuramente un approccio precoce alla patologia, la gestione del paziente da parte di un team multidisciplinare e l’educazione sanitaria della persona, che deve essere coinvolta in prima persona nella gestione della patologia, rappresentano la strategia terapeutica d’elezione ad ogni età.
È altrettanto importante che i curanti siano in grado di mettere al centro del percorso il paziente avendo un approccio che porti a migliorare la qualità della vita dei malati e delle loro famiglie.2,4
L’insufficienza renale è una patologia che ha un impatto rilevante sulla vita del paziente e della sua famiglia.
Nelle fasi iniziali, può essere sufficiente aiutare la persona a seguire le indicazioni legate alle modifiche dello stile di vita, anche nel caso della dialisi peritoneale casalinga, ma la malattia ha una progressione inevitabile anche se con tempistiche molto differenti da caso a caso.
È, quindi, di centrale importanza avere un sostegno psicologico sia per il paziente che per i familiari e caregiver. Cercare l’aiuto di professionisti della salute mentale (psicologi e psichiatri psicoterapeuti) in queste situazioni è fortemente consigliato.2,6