4' Lettura
Il tumore alla prostata è un tumore che colpisce milioni di persone nel mondo ogni anno ed è diventato, negli ultimi dieci anni, il tumore più frequente nella popolazione maschile dei Paesi Occidentali. Il tasso di sopravvivenza per il tumore alla prostata in fase iniziale è molto favorevole, anche grazie alla disponibilità di test di screening efficaci. Andiamo a vedere in dettaglio quali sono i fattori che influenzano l’aspettativa di vita di pazienti affetti da tumore alla prostata.
Ecco di cosa parleremo in questo articolo:
In Italia, la sopravvivenza media a 5 anni dalla diagnosi è del 91%, secondo dati riguardanti l’anno 2022. Questo non significa che i pazienti vivono in media 5 anni, ma che circa il 91% di pazienti con diagnosi di tumore alla prostata, sono ancora vivi a 5 anni dalla diagnosi e che molti di loro hanno una aspettativa di vita paragonabile alla popolazione generale.1,2
Per prognosi si intende una previsione sul decorso di una malattia ed è, in genere, basata su un’ipotesi fondata sul quadro clinico dei pazienti. La prognosi del tumore alla prostata dipende dalla stadiazione, effettuata secondo il sistema TMN e dal grado istologico, quantificato dal Gleason score. Il sistema TMN permette di determinare quanto il tumore sia localmente avanzato, in termini di dimensioni, e se siano presenti o meno metastasi, quindi se il tumore primitivo si sia diffuso o meno in altri distretti dell’organismo. Il Gleason score è, invece, un indice dell’aggressività del tumore, misurata in termini di grado istologico.
Tumori con rischio TMN complessivo basso e Gleason score basso sono in genere tumori piccoli, localizzati e a lenta progressione e sono perciò quelli associati ad una aspettativa di vita migliore, in quanto più facilmente trattabili tramite chirurgia e/o radioterapia.
Invece, tumori con rischio TMN alto e Gleason score elevato alla diagnosi, sono associati ad una aspettativa di vita peggiore, in quanto spesso avanzati e già diffusi ad altri organi al momento della diagnosi e per questo difficilmente trattabili.
L’aspettativa di vita per pazienti con tumore alla prostata è un parametro che dipende da molti fattori e che non è quantificabile a priori: nessun medico può predire esattamente quanto il paziente vivrà. Le statistiche possono però fornire una indicazione generale, cioè indicare mediamente quanto a lungo i pazienti affetti da tumore alla prostata hanno vissuto, organizzando i dati in base alle caratteristiche del tumore e allo stadio all’epoca della diagnosi.
I parametri che possono influenzare la sopravvivenza in caso di tumore alla prostata sono:
Spesso, in caso di diagnosi di tumore alla prostata in fase iniziale, con rischio di progressione basso (in base alla stadiazione TMN), dosaggio di PSA < 10 ng/mL e Gleason score non oltre il sei, i medici decidono di non intervenire chirurgicamente o attraverso l’uso di farmaci, ma di sottoporre il paziente a sorveglianza attiva. La sorveglianza attiva consiste nel monitoraggio del tumore attraverso il dosaggio del PSA, visite periodiche, biopsie prostatiche, ecografie e risonanze magnetiche, per individuare velocemente l’eventuale progressione tumorale e intervenire tempestivamente.
Al contrario di quanto si pensi, la decisione di intraprendere sorveglianza attiva e di non “curare” il tumore, non indica che il tumore sia incurabile, ma indica che il tumore non rappresenta, al momento della decisione, una minaccia per la vita del paziente. Molto spesso infatti, le cure per il tumore alla prostata potrebbero peggiorare la qualità di vita del paziente e la sorveglianza attiva rappresenta la decisione con il miglior rapporto rischio-beneficio.
Per sapere di più su radioterapia e intervento chirurgico per il tumore alla prostata, puoi consultare questo articolo.