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L’anoressia depressiva è una condizione che associa due patologie mentali di per sé distinte, l’anoressia nervosa e la depressione. Nelle persone che soffrono di depressione l’anoressia peggiora sia i sintomi che la prognosi, per questo è cruciale non trascurare i segnali di un deperimento organico progressivo. Una riabilitazione nutrizionale andrebbe inclusa nel percorso terapeutico per il recupero dalla depressione.
Ecco cosa leggerai in questo articolo:
Il legame tra anoressia e depressione non è esattamente di causa ed effetto. Le due condizioni possono presentarsi insieme o essere l’una conseguente all’altra. In entrambi i casi, la concomitanza con l’anoressia peggiora sia i sintomi che la prognosi della depressione, aumentando il rischio suicidario.
Gli studi scientifici che indagano la relazione tra depressione e anoressia soprattutto tra le giovani donne, sono ad oggi scarsi. Sappiamo, però, che la depressione maggiore può avere ricadute anche sul comportamento alimentare, causando, tra i sintomi, una grave inappetenza che può portare ad anoressia e cachessia.1
Circa il 48% delle persone con diagnosi di depressione manifesta un calo dell’appetito.2 Viceversa, chi soffre di anoressia nervosa è più vulnerabile alla depressione, causata sia da bassa autostima e alterata percezione di sé, che dalla malnutrizione. Una volta instaurato questo circolo morboso, le due condizioni si intrecciano e si alimentano, innescando un processo autodistruttivo molto pericoloso e difficile da trattare. Per questo è importante studiare un piano terapeutico integrato volto al trattamento di entrambe le malattie mentali, sia la depressione che l’anoressia. Curando l’una, si migliora anche l’altra.1.2
Leggendo l’articolo “Quali sono le principali conseguenze dell’anoressia?” puoi scoprire cosa comporta ammalarsi di questo disturbo alimentare.
Quando l’anoressia arriva come conseguenza di una depressione, i sintomi difficilmente sono improvvisi, ma si manifestano gradualmente aggravandosi nel tempo. Vediamo come riconoscere i segni:
A questi sintomi psicosomatici se ne possono aggiungere altri di natura neuromotoria, come agitazione nervosa che aumenta il dispendio energetico. Le calorie bruciate però non vengono compensate dall’alimentazione e, a lungo andare, la malnutrizione porta alla perdita patologica di peso e allo scivolamento verso l’anoressia. Un calo ponderale superiore al 5% del peso totale nel giro di sei mesi è sicuramente un importante campanello d’allarme perché riflette non un calo dell’appetito temporaneo, ma un comportamento sistematico.
Nell’articolo "5 libri sull’anoressia consigliati da chi ci è passato" ti suggeriamo le migliori letture per capire perché ci si ammala di anoressia e come fare per uscirne.
Ci sono diverse ragioni biologiche per cui la depressione può portare all’anoressia. In primo luogo, è stato osservato che l’attività cerebrale delle persone depresse presenta anomalie nel circuito della dopamina, che regola l’appetito ed è inserito nel meccanismo di ricompensa e piacere collegati al cibo. Deficit in queste zone comportano l'instaurarsi di una condizione chiamata anedonia, incapacità di provare piacere, che è tipica della depressione e che porta a modificare il proprio comportamento alimentare.2
Inoltre, in alcuni casi di depressione è stata rilevata una ridotta attività cerebrale nell’area deputata alla interocezione, la funzione che consente di avvertire gli stimoli corporei della fame e della sete.3 La mancanza di appetito è quindi un aspetto della malattia, che può però essere peggiorato proprio dalla malnutrizione che ne consegue.
Quando il corpo e il cervello non ricevono nutrimento adeguato, smettono di funzionare correttamente, non elaborando nel modo giusto gli stimoli sensoriali e le informazioni. Senza energia la mente funziona male, i sintomi depressivi peggiorano e l’assenza di desideri e di appetito può sfociare nell’anoressia. Questa è una delle ragioni per cui può verificarsi il percorso opposto, ovvero dall’anoressia si può arrivare alla depressione come alterazione patologica dell’umore. Ricordiamoci sempre che un cervello malnutrito è già un cervello malato.3
L’anoressia depressiva è un disturbo mentale, e la diagnosi può essere fatta solo da un/a neuropsichiatra. Il percorso, però, può partire da più lontano, ad esempio dal proprio/a medico di famiglia che noti un importante calo ponderale. Una volta che vengano escluse le cause fisiche del dimagrimento, e si sospetti un’anoressia, l’indagine si porta dal piano prettamente fisico, che comunque è importante, a quello psichiatrico. Pertanto agli esami e ai test fisici che includono: misurazione del peso, della massa grassa e dell’IMC, analisi del sangue per il rilevamento di squilibri nutrizionali, ormonali e funzionali legati alla malnutrizione, si uniscono i test specificamente psichiatrici.
L’anoressia non è solo una malattia femminile, nell’articolo "Anoressia maschile: un fenomeno poco conosciuto ma in forte crescita", parliamo del perché questa malattia sia in aumento tra i giovani uomini.
In fase di anamnesi e di raccolta delle informazioni mediche direttamente dalla voce del/la paziente, è possibile ricostruire il percorso patologico per capire se il dimagrimento e gli squilibri nutrizionali siano stati conseguenza di uno stato depressivo magari non diagnosticato o mal curato, oppure il contrario. In ogni caso, una volta che sia stato appurato che i sintomi della depressione vengono peggiorati dall’anoressia e che il declino psicofisico è serio e può avere esiti drammatici, occorre intervenire tempestivamente.1,3
Conosci i principali disturbi alimentari?" Scoprili nell’articolo "Qual'è la differenza tra anoressia e bulimia."
Il trattamento dell’anoressia depressiva è complesso e spesso lungo. La cura della depressione maggiore prevede una terapia farmacologica attentamente valutata dal/la psichiatra e monitorata a cadenza regolare. A questa, si dovrebbe associare una psicoterapia che nel caso di concomitante anoressia si preferisce di tipo cognitivo-comportamentale. Nei casi più seri, specialmente quando vi sia un elevato rischio suicidario, si può rendere necessario un ricovero in struttura sanitaria specializzata nel trattamento delle patologie mentali e dei disturbi alimentari.
Sempre più spesso i sintomi dell’anoressia nervosa compaiono in età pediatrica come raccontiamo nell’articolo “Anoressia infantile: quali campanelli d’allarme e come affrontarli?”.
Per curare l’anoressia depressiva, si ricorre ad una terapia di riabilitazione nutrizionale studiata da medici nutrizionisti sui singoli casi.1 Il graduale reinserimento del cibo nelle abitudini quotidiane può essere articolato, e prevedere un primo passaggio con nutrizione tramite sondino naso-gastrico quando lo stato generale di deperimento sia tale da mettere a rischio la vita. In tutti i casi, è importantissimo il coinvolgimento e la collaborazione dei/le caregiver familiari, ad esempio genitori o partner.
Vediamo, più in generale, qualche consiglio su come riuscire a vincere l’inappetenza da depressione e mangiare di più:
Sai che i disturbi dell’alimentazione nascondono un grande dolore interiore? Ne parliamo nell’articolo "Anoressia, bulimia e obesità: il dolore dell’anima".
Una volta che la fase critica dell’anoressia depressiva sia stata superata, è importante continuare a mantenere le buone abitudini apprese durante il percorso di cura, al fine di prevenire le ricadute. Il follow up in questi casi è d’obbligo, possibilmente con il supporto dello stesso team medico che ha gestito la fase acuta della malattia.1,2,3,4
Infine, guardare film dedicati ai disturbi alimentari, come quelli che consigliamo nell’articolo “3 film per comprendere l’anoressia”, può essere d’aiuto.