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8' di lettura

L’anoressia nervosa è un disturbo del comportamento alimentare caratterizzato da un rapporto alterato con il cibo e da un’errata percezione di sé stessi.

Nasconde un’ampia serie di disturbi psicologici e sociali con radici molto profonde. La caratteristica di questa malattia è un dimagrimento eccessivo dovuto a un apporto nutrizionale insufficiente. Dati recenti evidenziano un abbassamento dell’età di insorgenza di questa tipologia di disturbi che si possono presentare già nel bambino sotto i 10 anni di età.

L'anoressia - che può insorgere quindi anche in età pediatrica - può generare sintomi gravi, come difficoltà di crescita, fragilità ossea, danni agli organi più importanti tra cui principalmente il cuore e può causare persino la morte. 

In questo articolo, diamo le risposte alle seguenti domande:

  1. Quando si parla di anoressia nei bambini?
  2. Quali sono i campanelli d'allarme?
  3. Quali possono essere le cause?
  4. Come si affronta un disturbo alimentare dell’infanzia?
  5. Come si possono prevenire i disturbi del comportamento alimentare?

1. Quando si parla di anoressia nei bambini?

Nei bambini e negli adolescenti, come negli adulti, un calo importante di peso o un drastico rallentamento dell’incremento delle curve di crescita fisiologiche rappresentano spesso il sintomo più rilevante dell’inizio di un disturbo del comportamento alimentare. Inoltre, quando il calo di peso è anche molto repentino e costante da non trascurare.

2. Quali sono i campanelli d'allarme?

I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione insorgono tipicamente tra i 12 e i 25 anni, ma secondo studi recenti l’età di sviluppo dei primi sintomi si è abbassata a 8 anni. In questi casi i segnali predittivi sono difficili da classificare e individuare, quindi anche da diagnosticare.

È importante fare caso a qualsiasi indizio che riveli un’attenzione eccessiva del bambino a:

  • Dieta;
  • Attività fisica;
  • Distorsione della percezione dell’immagine corporea;
  • Tempo trascorso in bagno;
  • Attenzione eccessiva all’aspetto fisico;
  • Isolamento;
  • Autolesionismo;
  • Lentezza eccessiva nel pasto;
  • Sminuzzamento del cibo eccessivo;
  • Assunzione di molta acqua.

Bambina a tavola con la nonna

3. Quali possono essere le cause?

In linea generale, i disturbi del comportamento alimentare hanno un’origine multifattoriale che vede elementi psicologici e sociali come principali componenti, insieme a rari fattori di origine biologica.

Dinamiche familiari disfunzionali e patologiche, in abbinamento a modelli sociali errati, possono portare allo sviluppo di patologie psichiatriche diverse e tra esse anche l’anoressia e la bulimia anche nel bambino o nell'adolescente.

Frequentemente si sono riscontrate problematiche simili all’interno della famiglia d’origine che non necessariamente però sono indice di una causa genetica della patologia, ma possono in qualche modo rappresentare un vissuto comune e comportare lo sviluppo di patologie simili.

4. Come si affronta un disturbo alimentare dell’infanzia?

L’origine multifattoriale di questa patologia necessita di una risposta che sia anch’essa articolata e integrata tra aspetti clinici e psicologici. Si consiglia di rivolgersi a centri specializzati in base all’età della persona affetta dalla patologia, dove un team di psichiatri, psicologi, nutrizionisti, internisti, ecc. sapranno modulare la terapia in base alle reali necessità individuali.

Generalmente l’approccio di cura prevede:

  • Terapia relazionale familiare;
  • Psicoterapia individuale e di gruppo;
  • Psicoterapia familiare;
  • Controllo dietologico/nutrizionale;
  • Terapia farmacologica.

Il disagio emotivo deve essere considerato il nodo del problema ed essere affrontato per far sì che anche il comportamento alimentare migliori. Ovviamente il monitoraggio dei parametri fisici e il controllo medico non sono aspetti che possono essere trascurati.

Bambino da psicologo

 

5. Come si possono prevenire i disturbi del comportamento alimentare?

Non esiste un modo per prevenire l’insorgenza di disturbi alimentari come anoressia o bulimia, ma può essere utile valutare lo stato psicofisico e l’atteggiamento dei membri della famiglia di un bambino o adolescente che mostri i primi segni di problematiche legate al comportamento alimentare. Spesso infatti questi disturbi si manifestano all’interno di una stessa famiglia e, se in alcuni componenti sono più sfumati, possono aggravarsi nei più piccoli.
È in ogni caso importante non dare per scontato che, se si osservano problematiche relative all’assunzione del cibo, esse siano necessariamente da ricondursi ad anoressia nervosa. Esistono anche patologie come il Disturbo Evitante Restrittivo dell’Assunzione di Cibo che, più comune nei maschi che nelle femmine deriva dalla paura di strozzarsi o dalla reazione ad alcune caratteristiche degli alimenti (es. colore, consistenza o odore), ed è in genere da attribuirsi ad una componente ansiosa. È fondamentale rivolgersi ad esperti del settore per affrontare tempestivamente ed efficacemente problematiche che, se prese per tempo, sono totalmente curabili.

Fonti
  1. ISS, Disturbi alimentari, 2022 (Ultimo accesso 11/05/2022)
  2. Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Anoressia nervosa e ARFID, 2021 (Ultimo accesso 11/05/2022)
  3. Ministero della Salute, DISTURBI della NUTRIZIONE e dell’ALIMENTAZIONE: RACCOMANDAZIONI per FAMILIARI, 2018 (Ultimo accesso 11/05/2022)
  4. Standford Children’s Hospital, Anorexia Nervosa in Children 2019 (Ultimo accesso 11/05/2022)
  5. Treasure, J., Zipfel, S., Micali, N., Wade, T., Stice, E., Claudino, A., … Wentz, E. (2015). Anorexia nervosa. Nature Reviews Disease Primers, 1(November), 1–22.
  6. NIMH, Eating Disorders, 2019 (Ultimo accesso 09/05/2022)

 


Dott.ssa Chiara Mossali
Autore

Dott.ssa Chiara Mossali

Medical writer e consulente in ambito healthcare. Laureata in Biotecnologie. Esperienza nell’ambito della ricerca di laboratorio e nella ricerca clinica. Da circa 10 anni mi occupo di comunicazione e consulenza nel settore healthcare curando progetti e contenuti per medici e pazienti.