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                                                                               5" di lettura

In occasione della Giornata Mondiale per il Cuore 2019, promossa dalla World Heart Federation e della Milano Heart Week, promossa dal Centro Cardiologico Monzino IRCCS di Milano in collaborazione con il Comune di Milano dal 21 al 29 settembre, abbiamo intervistato il dottor Luigi Gianturco per conoscere meglio le malattie cardiovascolari e il loro impatto sugli italiani.

Abbiamo parlato insieme di:

  1. Quali sono le principali tipologie di malattie cardiovascolari?
    1. L'ipertensione arteriosa
    2. La cardiopatia ischemica
    3. Lo scompenso cardiaco
    4. La fibrillazione atriale

Dottore, quali sono le principali tipologie di malattie cardiovascolari e che incidenza di casi c'è in Italia?

Penso sia il caso di elencarle in ordine di "notorietà" per l’opinione pubblica. 

i health you malattie cardiovascolari pressione

1.1 L'ipertensione arteriosa

Partirei pertanto dall’ipertensione arteriosa che in Italia stando ai dati della SIIA (Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa, il cui congresso nazionale annuale cadrà proprio nei giorni della #MilanoHeartWeek) colpisce circa il 30% della popolazione adulta con una lieve prevalenza nel sesso maschile. Sempre in base ai dati nazionali delle società scientifiche, sappiamo che a fronte di numeri ampi di soggetti con tale patologia, la quota di pazienti con un controllo soddisfacente dei valori della pressione arteriosa è ancora molto bassa.

Col termine ipertensione può definirsi letteralmente un aumento della tensione dei vasi arteriosi che genera valori di pressione sistolica (la cosiddetta massima) sopra i 140mmHg e/o di pressione diastolica (la pressione minima) sopra i 90 mmHg. Colgo l’occasione, avendo citato massima e minima, di sfatare uno dei falsi miti dell’opinione comune, ovvero che la pressione minima sia quella più pericolosa. E’ infatti noto che gli eventi cardiovascolari infausti quali ad esempio ictus (o stroke che dirsi voglia) o infarto miocardico sono strettamente correlati ad un controllo inadeguato dei valori di PAS (Pressione Arteriosa Sistolica).

Fortunatamente ad oggi le possibili strategie farmacologiche per combattere l’ipertensione sono molteplici anche se in genere, come indicato dalle Linee Guida Europee ESC (European Society of Cardiology), si devono privilegiare le cosiddette “combinazioni precostituite” di farmaci: in una singola pillola il paziente ritrova due (a volte anche tre) principi attivi che, lavorando assieme in maniera sinergica, massimizzano la loro efficacia riducendo al contempo eventuali effetti indesiderati (es. gli ACE-inibitori assunti nella stessa pillola assieme ai calcio-antagonisti tendono a ridurre gli effetti indesiderati della vasodilatazione calcio-antagonista indotta).

Dicevamo però che spesso l’obiettivo di un buon controllo pressorio è disatteso e le motivazioni possono essere molteplici.  In primo luogo troviamo la “frammentazione” delle terapie che moltiplica pertanto il numero delle pillole al giorno col rischio di una scarsa attenzione del paziente alle assunzioni (si ribadisce dunque il concetto che la “poly-pill” sia da preferire: meglio un’unica assunzione con dentro più principi/molecole). Importante anche lo scarso controllo per somministrazioni non a pieno dosaggio (spesso per paura/inerzia del medico) o per scelte non ottimali sempre da parte del medico (sia esso il medico di “famiglia” o uno specialista).

Comunque senza dilungarmi oltre è chiaro che primo obiettivo è migliorare l'attuale livello di “cura” dei pazienti ipertesi anche perché, come già accennato, spesso la pressione innesca circoli viziosi che peggiorano lo stato di salute generale di un soggetto e/o lo espongono ad alti rischi. 

1.2 La cardiopatia ischemica

Occorre poi parlare della cosiddetta cardiopatia ischemica, che racchiude in sé uno spettro di condizioni morbose correlate all’ischemia miocardica, ovvero la riduzione dell’apporto di sangue e quindi di ossigeno al muscolo cardiaco. Tali forme possono essere acute (e pertanto più pericolose per la loro rapida insorgenza e/o destabilizzazione entro tempi relativamente ristretti del quadro clinico generale di un soggetto affetto) oppure croniche (a seguito di un ovvio evento acuto come può essere l’infarto).

Per entrambe va dunque prestata, dal cardiologo, la massima attenzione e cura. E come già in parte detto a riguardo dei soggetti ipertesi è necessario che il paziente rispetti pedissequamente le terapie, un corretto stile di vita ed i controlli periodici.

1.3 Lo scompenso cardiaco

Altro grosso capitolo è sicuramente lo scompenso cardiaco che identifica quella condizione patologica in cui il cuore ha un deficit nella sua funzione contrattile e/o di pompa. Lo scompenso o insufficienza cardiaca è una patologia che interviene a seguito di eventi quali quelli ischemici acuti e poi cronici (magari non validamente trattati e monitorati) oppure anche a seguito di valvulopatie (patologie delle valvole del cuore) importanti, spesso fonte di interventi cardiochirurgici o simili. Anche qui il rispetto delle linee guida di trattamento (e follow-up) è cruciale per rallentare gli effetti deleteri del disturbo: i pazienti scompensati subiscono vari ricoveri ed oscillano sovente fra fasi di relativa stabilità e fasi di aggravamento.

4. La fibrillazione atriale

In ultimo, dedicherei qualche parola alla fibrillazione atriale (FA), che delle aritmie stesse è la forma più frequente (specie negli anziani). Essa si correla, se non adeguatamente curata, al rischio di ictus. Oggi, fortunatamente, la terapia anticoagulante si può avvalere di farmaci diretti (DOACs o NOACs) che non agiscono mediante l’antagonismo della vitamina K, non necessitano di continui prelievi per aggiustare i dosaggi e non condizionano le diete dei pazienti (un tempo costretti per gli effetti vitamina K a non assumere talune verdure e/o cibi). Questi nuovi (anche se ormai da tempo in commercio, uso e beneficio) anticoagulanti forniscono al cardiologo una serie di carte preziose per combattere il peggior nemico dei pazienti con fibrillazione atriale: lo stroke o ictus.

 

In collaborazione con Dr. Luigi Gianturco

Dirigente Medico di I livello presso ASST Rhodense- Ospedale di Passirana (Cardiologia Riabilitativa)


Dr. Luigi Gianturco
Autore

Dr. Luigi Gianturco

Laureatosi a Roma in Medicina e Chirurgia, si è dunque specializzato in Cardiologia sempre nella capitale, mentre a Milano, dove da anni lavora, ha ottenuto un Master di II livello in Ecocardiografia Clinica. Ha ricoperto il ruolo di Aiuto presso l'Unità di Cardiologia dell'Ospedale Galeazzi, ove ha maturato anche un'esperienza in qualità di Vice Direttore Sanitario. Tra le attività collaterali si segnala il suo essere membro della Commissione Medica AIA-FIGC