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Benché il morbo di Crohn sia una malattia infiammatoria intestinale cronica, non è incompatibile con la gravidanza. Concepimento, gravidanza e allattamento sono possibili senza complicanze, a patto di seguire le indicazioni mediche previste in questi casi e prediligere le fasi di remissione

Ecco cosa leggerai in questo articolo:

  1. Morbo di Crohn e gravidanza: effetti sulla fertilità
  2. Il morbo di Crohn può influenzare il corso della gravidanza?
  3. Che impatto ha la gravidanza sui sintomi del morbo di Crohn?
  4. Ho il morbo di Crohn, posso partorire naturalmente?
  5. Se ho il morbo di Crohn lo avrà anche mio/a figlio/a?
  6. Se rimango incinta devo smettere le terapie per il morbo di Crohn?

‎Close up donna incinta con morbo di Crohn

1. Morbo di Crohn e gravidanza: effetti sulla fertilità

Subito una buona notizia: di per sé, il morbo di Crohn non riduce la fertilità femminile , impedisce la possibilità di portare avanti una gravidanza normale

Esistono, tuttavia, delle limitazioni da considerare. Quando il morbo di Crohn è attivo, il processo infiammatorio intestinale influenza negativamente l’attività ovarica riducendo la fertilità. Anche le donne che abbiano subito un intervento chirurgico di ileostomia a causa del morbo di Crohn possono vedere ridotta la loro probabilità di restare incinte, ma una gravidanza è sempre possibile.

Quando, invece, il morbo di Crohn è nella sua fase di remissione le prospettive di concepimento sono analoghe a quelle delle donne sane. Per questo, gli/le gastroenterologi/e che abbiano in cura donne in età fertile che volessero avere figli/e, incoraggiano a programmare la gravidanza proprio in questi periodi favorevoli, ovvero quando la malattia di Crohn sia dormiente da almeno 3-6 mesi, in modo da garantire a se stesse e al feto una gravidanza serena e priva di complicazioni.1,2

2. Il morbo di Crohn può influenzare il corso della gravidanza?

Sì, se è in fase attiva. La malattia di Crohn acuta aumenta in modo significativo il rischio di eventi avversi per madre e feto quali:

  • morte fetale intrauterina;
  • parto pretermine;
  • basso peso alla nascita.

Tuttavia, quando la malattia è silente e non sintomatica, non esiste nessuna controindicazione, né rischi per il feto superiori a quelli per la popolazione generale delle gestanti. Non abbiamo dati che indichino che la futura mamma con il morbo di Crohn in fase remissiva abbia più probabilità di partorire figli/e con anomalie genetiche o che il parto stesso possa avere delle complicanze. Questa è la ragione per cui è davvero importante concentrare i tentativi di concepimento quando si sta bene e il morbo di Crohn non dà sintomi di sé.1,2 

3. Che impatto ha la gravidanza sui sintomi del morbo di Crohn?

L’impatto di una gravidanza sull’andamento del morbo di Crohn e sui suoi sintomi varia a seconda che il concepimento sia avvenuto durante la fase attiva della malattia, o in remissione. Nel secondo caso, infatti, la gestazione come evento biologico, così come l’allattamento, non aumentano, né diminuiscono, il rischio che il morbo di Crohn si riacutizzi, rispetto ad altri momenti della vita della donna. Al contrario, in molti casi i sintomi tendono a allentarsi, probabilmente perché in gravidanza si verifica un fisiologico abbassamento delle difese immunitarie che si riflette positivamente sul morbo di Crohn, trattandosi di una patologia autoimmune.2 Nelle gestanti che abbiano subito una colostomia totale con puch ileo-anale potrebbe verificarsi un aumento delle evacuazioni urante il terzo trimestre.3

Quando, invece, la gravidanza comincia in fase attiva della malattia, nei due-terzi dei casi il processo infiammatorio acuto prosegue, e nel 50% dei casi il quadro flogistico e sintomatico peggiora. In questi casi è opportuno seguire una terapia farmacologica aggressiva, ma compatibile con la gravidanza, in modo da ridurre i rischi di parto pretermine e di basso peso fetale. 1,23

Dispositivi elettronici raffiguranti morbo di Crohn

4. Ho il morbo di Crohn, posso partorire naturalmente?

Le modalità del parto, se naturale per via vaginale, o via chirurgica con cesareo, nelle mamme con morbo di Crohn devono essere decise dal/a ginecologo/a in base alle indicazioni della gastroenterologo/a. In linea di massima, le donne con morbo di Crohn in fase remissiva possono partorire naturalmente salvo indicazioni contrarie non necessariamente relative alla malattia. Anche le gestanti che abbiano subito una colostomia o ileostomia possono avere un parto vaginale. Esistono poche eccezioni, che quindi implicano la necessità di un cesareo, e sono le seguenti:

  • malattia di Crohn attiva nella regione perianale materna;
  • malattia di Crohn attiva nella regione rettale materna.

Vi sono, infine, altre due condizioni nelle quali è consigliato, ma non tassativo, il parto con modalità chirurgica, ovvero:

  • nelle partorienti che siano state sottoposte a colectomia totale con ileorettoanastomosi;
  • nelle partorienti che siano state sottoposte a pouch ileo-anale.3

5. Se ho il morbo di Crohn lo avrà anche mio/a figlio/a?

Domanda legittima per le persone con morbo di Crohn, per fortuna la risposta è rassicurante: il rischio di mettere al mondo figli/e che abbiano la stessa malattia è molto basso, sebbene un pochino superiore rispetto a quello della popolazione generale, e quindi pari al 2-3%. La percentuale è superiore nei bambini/e di genitori entrambi sofferenti di morbo di Crohn o colite ulcerosa. Entrando nel merito, e considerando che nell’eziopatogenesi del morbo di Crohn conta il fattore genetico, ma entrano in gioco anche fattori ambientali, i dati disponibili sul calcolo delle probabilità dicono che la percentuale di figli/e di mamme con morbo di Crohn che ad un certo momento della loro vita si ammala della stessa malattia è del 6,8%, con esordio tendenzialmente più precoce rispetto al resto della popolazione.3

6. Se rimango incinta devo smettere le terapie per il morbo di Crohn?

Assolutamente no, specialmente se il concepimento avviene nella fase attiva della malattia. Vi sono specifiche indicazioni sui farmaci per il morbo di Crohn compatibili o meno con la gravidanza. Scopriamo subito i medicinali che presentano criticità:

  • assolutamente vietati: metotrexate e thalidomide, entrambi sono dannosi per il feto. Vanno sospesi sia durante la gravidanza che in precedenza, fino a sei mesi prima del concepimento se possibile;
  • permessi con riserva (perché i rischi sono inferiori ai benefici): tiopurine tra cui l’azatioprina e antibiotici come il metronidazolo e la ciprofloxacina, da assumersi per brevi cicli e solo se strettamente necessario.

Vediamo invece la ben più lunga lista dei farmaci per la cura del morbo di Crohn compatibili con la gravidanza, e quindi considerati a basso o accettabile rischio:

  • mesalazina
  • sulfasalazina (da assumersi con integrazione di acido folico); 
  • ciclosporina
  • corticosteroidi (da preferire il prednisone a basse dosi, con il prednisolone aumenta il rischio di diabete gestazionale e basso peso fetale alla nascita);
  • i farmaci biologici tra cui adalimumab, infliximab e golimumab sono considerati non pericolosi, ma se possibile ne andrebbe sospesa la somministrazione nel terzo trimestre.  

Durante la gravidanza è molto importante attenersi alle indicazioni mediche sia per quanto riguarda la terapia farmacologica da seguire, che l’eventuale assunzione di integratori (vitamine e acido folico), e la dieta specifica per il morbo di Crohn. Pertanto, possiamo concludere affermando che certamente le donne con morbo di Crohn possono avere gravidanze felici, avendo giusto qualche accortezza in più per il beneficio di madre e feto. 1,2,3

Bibliografia

  1. Alstead E. Fertility and pregnancy in inflammatory bowel disease. World J Gastroenterol. 2001 Aug;7(4):455-9. doi: 10.3748/wjg.v7.i4.455. PMID: 11819810; PMCID: PMC4688654.
  2. WebMD Crohn’s Disease and Pregnancy (Ultimo accesso 19.06.2023)
  3. AIGO MICI e problematiche legate alla riproduzione 

Dott.ssa Paola Perria
Autore

Dott.ssa Paola Perria

Giornalista e medical writer, si occupa, da oltre dieci anni, di contenuti divulgativi per il web focalizzati su sanità, alimentazione, stile di vita e benessere con un taglio inclusivo.