Enzalutamide e il suo potenziale nella lotta contro il cancro alla prostata

L'enzalutamide, un inibitore di seconda generazione dei recettori degli androgeni, ha dimostrato di migliorare significativamente la sopravvivenza a cinque anni dei pazienti affetti da cancro alla prostata metastatico. Questo farmaco, combinato con il trattamento standard, ha, infatti, aumentato la sopravvivenza a cinque anni dal 57% al 67% come riportato da uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista The Lancet Oncology. L'enzalutamide è un farmaco che agisce riducendo la capacità delle cellule tumorali prostatiche di legarsi al testosterone, un ormone naturalmente presente nel corpo, ma che può anche favorire la crescita del cancro.

Il cancro alla prostata e i suoi trattamenti convenzionali

Il cancro alla prostata è il secondo tipo di cancro più comune negli uomini dopo il cancro della pelle. In genere, la malattia è a crescita lenta e non è spesso fatale. Per i pazienti con cancro alla prostata non metastatico, i trattamenti comuni includono la prostatectomia radicale (rimozione della prostata), la radioterapia e l'attesa vigile, in cui il cancro viene monitorato senza trattamento a meno che non progredisca. Tutti e tre questi approcci hanno tassi di sopravvivenza simili, intorno al 97%.

Nel caso del cancro alla prostata metastatico, i medici cercano di interrompere l'apporto di testosterone alle cellule tumorali o ridurre la loro capacità di utilizzarlo poiché il testosterone può funzionare da stimolo per la crescita delle cellule. La soppressione del testosterone è l'elemento principale del trattamento standard per i pazienti con cancro alla prostata metastatico. Questo può essere ottenuto attraverso l'orchiectomia (rimozione chirurgica di uno o entrambi i testicoli, sede principale di produzione del testosterone) o la "castrazione medica" con l'uso di agonisti dell’LHRH (es. triptorelina) che agiscono a livello dell’ipofisi che, a sua volta, controlla l’attività dei testicoli.

Enzalutamide e i miglioramenti nei risultati del trattamento

L'enzalutamide si è dimostrata più efficace rispetto agli inibitori di prima generazione grazie alla sua maggiore potenza e capacità di bloccare i recettori degli androgeni in più aree del corpo, rallentando così la diffusione delle cellule tumorali. Inoltre, ha meno effetti collaterali rispetto agli inibitori di prima generazione, rendendolo un'opzione più attraente per i pazienti.

La ricerca ha dimostrato che l'enzalutamide è efficace in diversi tipi di cancro alla prostata, classificati in base al volume delle metastasi e al momento dell'insorgenza delle lesioni. Mentre il farmaco chemioterapico docetaxel è più efficace della soppressione del testosterone da solo per la maggior parte dei tumori prostatici, ha poco valore nel cancro metacrono a basso volume (cancro che si sviluppa intorno alla cicatrice dell’intervento). L'enzalutamide, tuttavia, risulta efficace anche in tali casi.

Fonti

Articolo di riferimento (Medical News Today):

Articolo di ricerca (The Lancet Oncology) :


Ihealthyou Redazione

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