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Scopri il carcinoma ovarico in questa breve lettura. Con 6.000 nuovi casi diagnosticati ogni anno in Italia, comprendere questa malattia è essenziale. Esplora sintomi, fattori di rischio e trattamenti, insieme ai preziosi consigli del Dr. Francesco Raspagliesi, esperto di Oncologia Ginecologica.
Indice
- Cos'è il carcinoma dell'ovaio?
- I fattori di rischio del carcinoma ovarico
- Carcinoma ovarico: stadiazione e diagnosi
- Quali terapie si fanno per il carcinoma all'ovaio?
- Carcinoma ovarico: parola all'esperto
1. Cos'è il carcinoma dell'ovaio?
Per carcinoma dell’ovaio si intende la proliferazione incontrollata, neoplastica, delle cellule dell’ovaio o della salpinge (o tuba di Falloppio). In Italia circa 37.000 donne sono affette da tumore ovarico. Ogni anno si diagnosticano circa 6.000 nuovi casi (più di 10 per 100mila donne/anno) e, secondo il registro tumori, il numero delle nuove diagnosi è in crescita (+7% negli ultimi 5 anni).
Più in dettaglio, il tumore dell’ovaio rappresenta un gruppo eterogeneo di diverse malattie, potendosi distinguere principalmente in tumori epiteliali (originanti dalla superficie dell’ovaio) e tumori non epiteliali (ad esempio, germinali e stromali).
I sintomi della malattia soprattutto in fase iniziale sono spesso aspecifici, come gonfiore addominale, dolore pelvico e alterazioni della motilità intestinale, per questo la diagnosi precoce può risultare complicata.
2. I fattori di rischio del carcinoma ovarico
Le cause che portano alla formazione del carcinoma ovarico sono ancora poco conosciute. Sono identificati, però, quattro principali fattori di rischio:
- Ovulazione che si ripete mensilmente durante la vita fertile;
- Stimolazione gonadotropinica (ipofisaria);
- Fattori ambientali;
- Fattori genetici (mutazione del gene BRCA e sindrome di Lynch).
3. Il carcinoma ovarico: stadiazione e diagnosi
Il tumore dell’ovaio si classifica in:
- stadio iniziale quando ancora è confinato all’apparato ginecologico;
- stadio avanzato quando presenta lesioni disseminate all’interno della cavità addominale.
Ad oggi, non esiste un metodo di screening efficace nell’identificare i tumori dell’ovaio allo stadio iniziale e la maggior parte dei casi sono diagnosticati quando già danno sintomi per l’interessamento diffuso della cavità addominale.
A tal proposito, il dosaggio sierico del marcatore tumorale CA125, la valutazione clinica con una esame pelvico e l’ecografia possono essere utili nel discriminare una cisti ovarica da un tumore ovarico. In generale, è possibile che lo specialista proceda anche con una TAC o risonanza magnetica laddove si sospetti una stadiazione avanzata.
4. Quali terapie si fanno per la cura del carcinoma ovarico?
Il trattamento del tumore ovarico richiede un approccio combinato con chirurgia e chemioterapia. La chirurgia ha lo scopo di asportare la malattia visibile all’interno della cavità addominale peritoneale e può essere seguita da un biopsia per valutare la stadiazione, mentre la chemioterapia ha lo scopo di distruggere la malattia a livello microscopico.
5. Il carcinoma ovarico: parola all'esperto
Il tumore dell’ovaio è una malattia aggressiva che necessita di una trattamento da “personale esperto”
Commenta il Dott. Francesco Raspagliesi, responsabile dell’unità complessa di Oncologia Ginecologica della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.
Negli ultimi anni, il Dott. Raspagliesi ha partecipato in qualità di Principal Investigator a numerose ricerche su chemioterapie innovative e chirurgia radicale per il trattamento dei tumori ovarici. Inoltre, il Dott Raspagliesi ed il suo team contribuiscono attivamente alla ricerca clinica sul tumore dell’ovaio e le altre neoplasie ginecologiche.
La scelta di una terapia efficace, un approccio multidisciplinare, una chirurgia adeguata e la centralizzazione delle pazienti in centri oncologici di riferimento sono i punti cardine per garantire un miglior livello di cura alle nostre pazienti. I dati della letteratura scientifica parlano chiaro.
Numerosi sono gli studi che mostrano che un approccio chirurgico adeguato garantiscono una sopravvivenza nettamente migliore rispetto alle pazienti sottoposte a chirurgia non radicale. Inoltre, numerosi trial chirurgici e chemioterapici sono attivi presso la Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, potendo garantire cosi nuove speranze per le pazienti che non hanno ricevuto un trattamento efficace.
In collaborazione con Dr. Francesco Raspagliesi
Unità Complessa di Oncologia Ginecologica - Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano
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