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Oggi giorno gli adolescenti sono sempre più presenti sui social media e una delle piattaforme che accoglie il maggior numero di teenagers è proprio Instagram.Nato come social di sole foto, la sua evoluzione gli ha poi permesso di integrare molteplici funzioni: dai video, alle stories, agli strumenti per creator e aziende. Nonostante ciò, la sua natura rappresentata da editing di foto elaborato e filtri, è ancora prettamente ancorata alla cultura visiva e all’idea del bello, o meglio, del dover apparire belli a tutti i costi.
Dietro a quest'assunto si cela però un dramma specifico, che annebbia la mente delle ragazze che si approcciano alla piattaforma e si sentono in paragone con gli standard di bellezza diffusi: il mito della magrezza.
Vediamo insieme alcuni aspetti:
- Thinfluencer: in che modo inducono all'anoressia
- #Recovery: la battaglia social contro i DCA
- Prevenzione: gli influencer hanno un ruolo importante
1. Thinfluencer: in che modo inducono all'anoressia
Non ci si riferisce solo alla moltitudine di influencer, famosi e non, ma a tutti quei profili minori con numeri da micro-influencer, che promuovono parametri estetici nocivi e spesso irraggiungibili: ossa in rilievo e a tratti sporgenti, gambe esilissime e corpi visibilmente scheletrici.
L’idea diffusa su Instagram e veicolata dalle thinfluencer è che per essere belle bisogna essere magre, ma non c’è un limite alla magrezza, l'osso in vista viene considerato un pregio estetico.
Dal 2012 Instagram si impegna nella battaglia contro anoressia e bulimia, segnalando gli hashtag che vi incitano come #thinspiration, #boneinspiration e #bodycheck. Peccato che tanti di questi hashtag sfuggano alla censura, sempre se sia veramente utile ricorrere a questa per arginare il fenomeno.
2. #Recovery: la battaglia social contro i DCA
Questi meccanismi scaturiscono effetti indesiderati sulle abitudine e sulla psiche delle adolescenti, causando i cosiddetti DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare), tra i quali primeggiano anoressia e bulimia.
Solo in Italia, secondo la Società Italiana per lo Studio dei Disturbi del Comportamento Alimentare (SISDCA), il 5-6% della popolazione femminile tra i 12 e i 25 anni ha sofferto di anoressia o bulimia.
A questo si deve la creazione dei profili recovery, ovvero pagine e influencer che pubblicano contenuti legati alla loro guarigione dalla malattia: foto di piatti per i quali prima si colpevolizzavano, di bilance abbandonate e immagini che ritraggono una rinascita dal dramma vissuto.
In questo, l’emergere di documentari come Hangry Butterflies e di community di supporto, in cui si riuniscono esperienze di ex pazienti ed equipe di medici, neuropsichiatri, psicoterapeuti, psicologi e nutrizionisti, forniscono un’incredibile contributo.
3. Prevenzione: gli influencer hanno un ruolo importante
Instagram non è la fonte di tutti i mali, men che meno di questo, ma è un potente canale di comunicazione e uno strumento per veicolare messaggi forti, talvolta però poco studiati.
Ne consegue che gli influencer occupino un ruolo di grande responsabilità nel veicolare contenuti genuini. L’incitamento alla magrezza, all’ortoressia (ovvero, l‘eccessiva attenzione nel misurare il cibo) e all’ossessione per la bilancia ha pericolosissimi retroscena su mentalità fragili, che vivono un periodo di conflitto con il proprio corpo come gli adolescenti.
Una posizione di responsabilità, all’interno di un canale prettamente vissuto da queste fasce, non può prescindere da un’attenta analisi sul comportamento da adottare, sui contenuti da pubblicare e sulla corretta formulazione dei messaggi che si vuole mandare alla propria audience.
In ultima analisi, se controllare il comportamento degli adolescenti sui social media è complesso (se non impossibile), è invece fondamentale ai fini della prevenzione prestare la massima attenzione al loro comportamento fuori: cambiamenti nelle abitudini alimentari, nel modo di vestire (se cercano di celare dimagrimenti o lesioni) o negli approcci interpersonali.
I social media sono un'arma potentissima, che può causare paragoni nocivi con standard di bellezza malsani, influenzando negativamente le persone, ma può anche aiutare i suoi utenti guarire attraverso l'interazione e il dialogo genuino.
Anche per Instagram, vale la regola d'oro dei social media: qualsiasi strumento, se usato responsabilmente, è utile.
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