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Il litio rappresenta il farmaco di prima scelta nel trattamento e nella profilassi di tutte le fasi del disturbo bipolare, un disturbo dell’umore caratterizzato da alterazioni, anche gravi, di emozioni, pensieri e comportamenti. L’efficacia del litio per il disturbo bipolare è ampiamente dimostrata, tanto da essere considerato lo standard di riferimento per tutti i farmaci stabilizzatori dell’umore.
Di seguito le domande a cui risponderemo in questo articolo:
- Meccanismo d'azione: come agisce il litio nel disturbo bipolare?
- Quanto tempo ci impiega il litio a fare effetto?
- Quanto dura la terapia con il litio?
- Quali sono gli effetti collaterali del litio e le sue interazioni con altri farmaci?
- Controindicazioni: l'assunzione del litio è pericolosa?
1. Meccanismo d’azione: come agisce il litio nel disturbo bipolare?
Il litio è un metallo alcalino largamente presente in natura i cui sali, principalmente carbonato e solfato di litio, sono utilizzati come farmaco di prima scelta nel trattamento e nella profilassi del disturbo bipolare.1 Nonostante sia presente fisiologicamente sia negli animali che negli esseri umani, il suo ruolo rimane sconosciuto, così come risulta essere poco chiaro il meccanismo di azione, ossia come riesce ad essere efficace, quando assunto a dosaggi terapeutici.2 Nonostante questo, La sua efficacia è ampiamente dimostrata, tanto da essere considerato lo standard di riferimento per tutti i farmaci stabilizzatori dell’umore.3
2. Quanto tempo ci impiega il litio a fare effetto?
Il litio diventa efficace quando raggiunge stabilmente determinate concentrazioni plasmatiche (per esempio 0,8-1,2 mmol/L per l’episodio maniacale). In termini generali, sono necessari dai 10 ai 20 giorni prima di poter apprezzare una risposta terapeutica. Qualora fosse necessaria una azione più rapida, può essere utile, in un primo tempo, affiancare un altro farmaco, per esempio un antipsicotico, nel trattamento dell’episodio maniacale.3
3. Quanto dura la terapia con il litio?
Il litio rappresenta il farmaco di prima scelta per la terapia di mantenimento del disturbo bipolare, in quanto non solo cura ma previene anche la comparsa di tutte le fasi del disturbo. L’indicazione pertanto è quella del trattamento a lungo termine. Gli studi clinici dimostrano, infatti, che minore è il numero degli episodi di alterazione dell’umore, migliore è la prognosi in termini di funzionamento globale e qualità di vita.4 Esistono, tuttavia, alcune limitazioni per il trattamento a lungo termine con il litio. Tra queste, le più importanti sono:
- una non adeguata aderenza alla terapia ed al monitoraggio che essa richiede;
- la presenza di effetti avversi a lungo termine, che coinvolgono primariamente la funzionalità renale, tiroidea e paratiroidea.
4. Quali sono gli effetti collaterali del litio e le sue interazioni con altri farmaci?
La maggior parte degli effetti collaterali causati dal litio è dose dipendente ed è, quindi, correlata ai livelli plasmatici del farmaco. A breve termine si possono verificare più frequentemente:
- poliuria (produzione abbondante di urina);
- polidipsia (sensazione di sete eccessiva);
- disturbi gastrointestinali;
- tremore fine;
- acne;
- aumento di peso.
Solitamente è possibile ridurre l’insorgenza di tali sintomi monitorando i livelli plasmatici di litio e utilizzando le formule di litio a rilascio prolungato in un’unica somministrazione giornaliera.
A lungo termine il litio può aumentare il rischio di diabete insipido nefrogenico, ipotiroidismo e iperparatiroidismo. La gestione del rischio, quindi, prevede un monitoraggio regolare della funzione renale, degli ormoni tiroidei e dei livelli plasmatici del calcio.
Le principali interazioni farmacologiche riguardano l’utilizzo concomitante del litio con alcune classi di antipertensivi (farmaci per il controllo della pressione alta), diuretici (farmaci che aumentano produzione ed eliminazione dell’urina) e antinfiammatori non steroidei in quanto possono aumentare i suoi livelli plasmatici e, quindi, la sua tossicità. Alla luce di quanto detto, quindi, è necessario che lo specialista, prima di prescrivere il litio, raccolga un'adeguata anamnesi patologica e farmacologica e faccia eseguire alcuni esami, tra cui la funzionalità renale, tiroidea e un elettrocardiogramma. E’, infine, raccomandabile il monitoraggio del peso corporeo.3
5. Controindicazioni: l’assunzione del litio è pericolosa?
Esistono poche controindicazioni assolute all’utilizzo del litio: nefropatia grave, malattia cardiovascolare grave, disidratazione grave, deplezione di sodio, allergia documentata al litio. Diverse sono invece le controindicazioni relative che, seppur non escludendo completamente l’utilizzo del litio, richiedono maggiore attenzione e monitoraggio da parte dello specialista. Esse includono: aritmie cardiache, insufficienza cardiaca lieve/moderata, insufficienza renale lieve/moderata, psoriasi, leucemia mieloide, ipotiroidismo controllato, epilessia, diete a basso contenuto di sodio.5
Anche la gravidanza e l’allattamento rientrano nel gruppo delle controindicazioni relative, in quanto i potenziali benefici del farmaco potrebbero comunque giustificare il suo uso in queste particolari condizioni. In linea generale viene raccomandata la sospensione graduale del litio prima di iniziare una gravidanza programmata e la ripresa del trattamento immediatamente dopo il parto. In tali casi è consigliabile ricorrere all’allattamento artificiale.6
Bibliografia
- National Institute for Health and Clinical Excellence (NICE), Bipolar Disorder: the management of bipolar disorder in adults, children and adolescents, in primary and secondary care. NICE, 2006.
- David M. Taylor et al. The Maudsley, Prescribing Guidelines in Psychiatry, 13th edition, 2018.
- Baldessarini et al. Is lithium still worth using? An update of selected recent research. Harv. Rev. Psychiatry, 2002.
- Muller-Oerlinghausen et al. Bipolar Disorder. Lancet, 2002.
- Calabrese et al. A placebo-controlled 18-month trial of lamotrigine and lithium maintenance treatment in recently depressed patients with bipolar disorder I. J Clin. Psychiatry, 2003.
- Stephen M Stahl, Psicofarmacologia essenziale, guida alla prescrizione. Seconda edizione, 2014
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