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Le opinioni espresse fanno fede al solo punto di vista di chi racconta le storie. Ci riserviamo di riportarle per dovere di cronaca.
Ho sempre sopportato molto bene il dolore. Mi avevano già diagnosticato l’endometriosi, ma nonostante tutto continuavo ad allenarmi e a partecipare alle gare di karate. Quando mi hanno fatto il primo intervento, si sono accorti che la situazione era troppo grave e che non si poteva fare davvero più niente. Mi hanno chiesto come facessi a star in piedi. E pensare che il mese prima avevo partecipato ai campionati italiani di karate. Io mi allenavo, ma non appena mi fermavo piangevo: stavo malissimo.
Questo è l'inizio della nostra incontro con Marina. Abbiamo proseguito ponendogli le seguenti domande:
- Quando hai scoperto di avere l'endometriosi?
- Cosa hai fatto per curarla?
- Come descriveresti l'endometriosi a chi non ne è a conoscenza?
- Cosa diresti a chi come te ne soffre?
1. Quando hai scoperto di avere l'endometriosi?
Ho scoperto di avere l’endometriosi quattro anni fa quando, a causa dei forti dolori mestruali, sono corsa al pronto soccorso. Inizialmente mi dimettevano e mi rispedivano a casa dicendomi che erano normali dolori da ciclo e che dovevo avere pazienza. Soltanto dopo aver fatto un’ecografia e degli esami del sangue hanno capito che si trattava di endometriosi.
2. Cosa hai fatto per curarla?
Mi hanno consigliato di fare l'intervento ed io l'ho fatto, ma nonostante tutto non sono ancora riuscita a rimanere incinta e ho ancora l'endometriosi. Ogni mese temo che la malattia sviluppi sempre di più.
Vorrei avere figli. I medici mi hanno consigliato di recarmi presso il centro di fecondazione assistita del San Paolo a Milano. La probabilità di rimanere incinta con la tecnica della fecondazione assistita è del 30%. Quello che è più logorante è l’incertezza: il fatto che tutto questo iter non è detto che porti sicuramente a una gravidanza, data la bassa percentuale di successo. Cresci con l’idea che basti trovare l’uomo giusto per poi crearti la tua famiglia, invece non è sempre così. A volte la vita ti mette di fronte a qualcosa che non ti aspettavi, che non avevi previsto.
3. Come descriveresti l'endometriosi a chi non ne è a conoscenza?
L’endometriosi è un mostro che va combattuto ogni giorno.
Cosa fai? Non vai più a lavoro perché stai male? Non puoi. Soprattutto perché questa malattia non è molto conosciuta, eppure non è molto diversa da un cancro. Sebbene la natura sia diversa, essa si allarga e si espande in tutto il corpo, ti condiziona l’esistenza.
Pochi capiscono. La maggior parte sono convinti che siano i soliti dolori da ciclo, che basta cambiare la dieta o rilassarsi. Per questo motivo non tutte ne parlano e per quanto tu possa essere ottimista e positiva, ci devi sbattere la faccia, la devi affrontare.
Ci sono momenti in cui perdo la fiducia, perché l’endometriosi è logorante, anche per la coppia in sé. Se un rapporto non ha basi solide, questa malattia rischia di insinuarsi a poco a poco nella vita coniugale. La soluzione è sempre e comunque la comunicazione, perché è l’unica maniera per abbattere un muro di incomprensioni.
4. Cosa diresti a chi come te ne soffre?
Molte donne vivono l’endometriosi come se fossero loro ad essere il problema: sono loro ad essere malate e arrivano a convincersi che nella loro vita non ci sia o non ci possa essere altro. Io non dico di essere malata. Dico di avere una malattia, che è diverso.
Non voglio che la mia malattia diventi una scusa. Io sono Marina, sono un’insegnante di ginnastica, sono la moglie di Andrea…e ho l’endometriosi. Ognuno combatte la sua guerra. L’importante è chiamarla col suo nome e camminare sempre a testa alta.
Marina
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