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La diagnosi del morbo di Parkinson può essere complessa. Ad oggi, non esistono dei test strumentali che possano dare indicazioni certe e pertanto la diagnosi si basa prevalentemente sulla valutazione della storia clinica e dei sintomi. Nell'articolo ripercorriamo gli step fondamentali per la diagnosi del morbo di Parkinson. 

Indice

  1. L’importanza della diagnosi nel morbo di Parkinson
  2. Fasi del percorso diagnostico: verso una diagnosi certa di Parkinson
  3. Diagnosi differenziale: distinguere il Parkinson da altre malattie
  4. A chi rivolgersi per una diagnosi di Parkinson?

1. L'importanza della diagnosi nel morbo di Parkinson

Il morbo di Parkinson è una patologia degenerativa che colpisce il sistema motorio, manifestandosi con tremori, rigidità, rallentamento dei movimenti (bradicinesia) e problemi di postura. Questa malattia ha un impatto significativo sulla qualità della vita, influenzando non solo l'aspetto fisico, ma anche il benessere emotivo e sociale dei pazienti.

La tempestiva e accurata diagnosi del morbo di Parkinson è fondamentale poiché consente di avviare il trattamento quando i sintomi sono ancora lievi, rallentando la progressione della malattia e migliorando la qualità della vita del paziente. Inoltre, una diagnosi precoce offre la possibilità di accedere a terapie innovative e sperimentazioni cliniche, riducendo così il rischio di complicanze e disabilità.1-3

Scopri di più sui sintomi del Parkinson leggendo l’articolo “Quali sono i sintomi delle fasi finali del Parkinson?

Parkinson malattia neurodegenerativa

2. Fasi del percorso diagnostico: verso una diagnosi certa di Parkinson

La diagnosi del morbo di Parkinson si basa su un’accurata valutazione clinica e su un esame neurologico approfondito. Durante la valutazione clinica, il neurologo cui raccoglierà informazioni sulla storia clinica del paziente, sui sintomi attuali e passati, sui farmaci assunti e sui fattori di rischio. Attraverso l’esame neurologico, invece, verranno valutate le funzioni motorie, il coordinamento, l'equilibrio e i riflessi. Questa valutazione avviene attraverso l’esecuzione di semplici compiti per testare:

  • l'espressione e il linguaggio;
  • se si osserva tremore nelle estremità a riposo o in azione;
  • se c'è rigidità nelle estremità o nel collo;
  • se ci sono cambiamenti nel modo di camminare, nella dimensione dei passi e nella capacità di girarsi;
  • se si mantiene l'equilibrio e la postura.1

Non esiste, invece, un singolo esame strumentale per diagnosticare il Parkinson, ma alcuni test possono essere utili per costruire un quadro clinico completo ed eventualmente escludere altre condizioni. Tra questi ci sono:

  • TAC o risonanza magnetica dell’encefalo: per escludere altre cause di sintomi neurologici come tumori cerebrali, ictus, altre patologie strutturali o neurodegenerative;
  • SPECT o PET cerebrale: per valutare il flusso sanguigno nel cervello e osservare la funzionalità dei neuroni che producono la dopamina, un neurotrasmettitore coinvolto nel controllo dei movimenti, la cui carenza è caratteristica del Parkinson;
  • esami del sangue: non possono diagnosticare direttamente il Parkinson, ma sono utili per escludere altre condizioni che potrebbero causare sintomi simili, come disordini metabolici o infezioni.

Per confermare la presenza del morbo di Parkinson, è necessario riscontrare il rallentamento dei movimenti (bradicinesia) e almeno un altro sintomo tra rigidità, tremore a riposo o instabilità posturale secondo i criteri diagnostici. In alcuni casi, è possibile che lo/a specialista somministri un farmaco detto dopaminergico, che potrebbe offrire un miglioramento significativo dei sintomi, aiutando così a confermare la diagnosi

Il tempo necessario per ricevere una diagnosi di Parkinson può variare ed è possibile che il medico richieda più di un consulto per valutare i sintomi nel tempo soprattutto se la malattia è agli inizi o i sintomi compaiono in giovane età.1-3

Parkinson visita medica

3. Diagnosi differenziale: distinguere il Parkinson da altre patologie

Il morbo di Parkinson condivide alcuni sintomi con altre malattie neurologiche, come il tremore essenziale, la distonia e la demenza a corpi di Lewy. Per esempio, il tremore essenziale provoca tremori simili a quelli del Parkinson, ma solitamente si verifica durante il movimento e non a riposo. La distonia causa contrazioni muscolari involontarie, che possono essere confuse con la rigidità muscolare del Parkinson. La demenza a corpi di Lewy, invece, può presentare sintomi simili a quelli del Parkinson, come il rallentamento dei movimenti e la rigidità, ma è accompagnata da un significativo declino cognitivo.

La diagnosi differenziale è fondamentale per identificare la causa corretta dei sintomi e impostare il trattamento adeguato. Un trattamento errato potrebbe non solo essere inefficace, ma anche dannoso per il paziente.1-3

Scopri le differenze tra Parkinson e Parkinsonismi leggendo il nostro articolo

4. A chi rivolgersi per una diagnosi del Parkinson?

Il neurologo è il medico di riferimento per la diagnosi e il trattamento del morbo di Parkinson. Questo specialista conduce la valutazione clinica e neurologica, prescrive gli esami necessari, formula la diagnosi e definisce un piano terapeutico individualizzato. Inoltre, il neurologo assicura il follow-up del paziente, monitorando l'evoluzione della malattia, l'efficacia del trattamento e la comparsa di eventuali complicanze.1-3

Ricevere una diagnosi di Parkinson può generare emozioni complesse. Per avvicinarti alla malattia ti consigliamo anche “Parkinson e grande schermo: i film che raccontano la malattia”.

Fonti

  1. Parkinson’s Foundation, Getting diagnosed with Parkinson;
  2. Johns Hopkins Medicine, How Parkinson’s disease is diagnosed;
  3. American Parkinson Disease Foundation, How Parkinson’s disease is diagnosed.

 


Federica La Russa, PhD

Autore

Federica La Russa, PhD

[[IHY Scientific Coordinator]]Neuroimmunologa e senior medical writer in ambito healthcare. Laureata in Biotecnologie Mediche e dottorata in Neuroscienze, si occupa di comunicazione medico scientifica per operatori sanitari, pazienti e il pubblico generalista.