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L’emicrania è una problematica multifattoriale e, in quanto tale, richiede un approccio terapeutico complesso. Tra gli aspetti implicati, e gestibili, rientra anche la dieta, come vedremo nei prossimi paragrafi. Di seguito, gli aspetti che approfondiremo.
Indice
- Il ruolo dell’alimentazione nell’emicrania
- Alimenti da evitare per chi soffre di emicrania
- Cibi e nutrienti che possono ridurre l’emicrania
- Consigli pratici per una dieta personalizzata
- La dieta può curare completamente l’emicrania?
1. Il ruolo dell’alimentazione nell’emicrania
Secondo gli studiosi, l’alimentazione può, con diversi meccanismi, correlarsi all’emicrania. Ciò che mangiamo può funzionare con effetti contrapposti, agendo da fattore peggiorativo o da “strumento” di protezione, a seconda dei casi.
In linea generale, alcuni alimenti possono scatenare e/o intensificare i sintomi dell’emicrania, mentre l’apporto mirato di alcuni nutrienti aiuta a prevenirli. Oltre alla dieta di esclusione, che rientra tra le strategie più utilizzate per la gestione del problema, non mancano approcci dietetici di altra natura. Continua la lettura per scoprire di più.
2. Alimenti da evitare per chi soffre di emicrania
I cibi da escludere, o da consumare con moderazione, sono noti e descritti in letteratura. Questi possono facilitare la comparsa dell’emicrania, e ciò è dovuto all’apporto, con essi, di specifiche sostanze che agiscono da trigger. A seguire, il ruolo di ciascun alimento o gruppo alimentare.
- Cibi ricchi di tiramina: ovvero formaggi stagionati, insaccati e pesce conservato, ma anche vino, birra ed estratto di lievito. La tiramina è un’ammina biogena, prodotta a partire dall’aminoacido tirosina. Uno studio apposito, che ha comparato soggetti sani con persone affette da emicrania cronica, ha mostrato, per queste ultime, livelli di tiramina ematica più elevati.1
- Alimenti che contengono nitriti: questi si identificano, per lo più, con le carni processate (es.: salsicce, pancetta, salame, ecc.). I nitriti agiscono da conservanti, inibendo la crescita di alcune specie batteriche (come Clostridium botulinum) e preservando le caratteristiche organolettiche (colore, sapore) della carne. Il legame tra emicrania e assunzione di nitriti è stato documentato, per la prima volta, negli anni ‘70. Anche uno studio più recente, tuttavia, suggerisce la correlazione, evidenziando che il ripresentarsi dei sintomi, in una percentuale dei soggetti osservati, era più frequente nei giorni caratterizzati dal consumo di nitriti.2
- Cibi che apportano istamina: tra cui insaccati, pesce in scatola, formaggi e cibi fermentati. Come la tiramina, anche l’istamina si classifica come ammina biogena. L’accumulo di istamina nel corpo è dovuto alla scarsa attività dell’enzima DAO (diaminossidasi), che è implicato nella degradazione di tale sostanza. Secondo un’indagine, molti soggetti con emicrania presentano un’attività carente di questo enzima.3
- Alcolici: il collegamento tra consumo di alcol ed emicrania viene avallato da alcuni studi. 4 Tra i meccanismi implicati rientra uno spiccato effetto diuretico, che facilita la disidratazione. A sua volta, questa può incentivare la comparsa del mal di testa (per maggiori dettagli, leggi il nostro articolo “Esiste il mal di testa da disidratazione?”). Inoltre, l’alcol sembra associarsi maggiormente alla comparsa dei sintomi se consumato nei periodi di stress.5 Tra le bevande alcoliche, il vino rosso sembra agire con effetti più marcati, in ragione, presumibilmente, del suo contenuto di istamina.
- Caffè e bevande con caffeina: quest’ultima è un alcaloide ed è presente anche nel tè e nelle bevande energizzanti. Il suo ruolo nell’emicrania è controverso. Secondo alcune evidenze, un’assunzione elevata di caffeina può agire, in alcuni soggetti, da fattore scatenante. In altri casi, è l’astinenza da caffeina a provocare sintomi sovrapponibili all’emicrania, come accade nei consumatori abituali di caffè.6 Come l’alcol, anche la caffeina, se in eccesso, può promuovere la disidratazione.
- Dolcificanti artificiali: come aspartame e sucralosio.7 Se consumati in modo regolare, essi possono associarsi a emicrania in alcuni soggetti. L’apporto di aspartame, in particolare, sembra inibire la sintesi dei neurotrasmettitori dopamina e serotonina, la cui carenza si correla alla comparsa dei sintomi.8
- Cibi contenenti glutammato monosodico: questi comprendono salse da condimento preconfezionate e cibi precotti, ma anche dadi da brodo, prodotti surgelati e cibi in scatola. La sostanza in questione è un esaltatore di sapidità, e viene classificata da tempo come possibile trigger del mal di testa. Tuttavia la ricerca non ha fornito, ad oggi, conclusioni chiare circa il suo ruolo nell’emicrania, né in termini di dosaggio “scatenante” né in termini di meccanismi fisiopatologici coinvolti.9
3. Cibi e nutrienti che possono ridurre l’emicrania
Non mancano, in parallelo, alcuni espedienti nutrizionali per contrastare l’emicrania. Descriveremo, tra poco, quelli più noti.
- Vitamina B2 (o riboflavina): la letteratura scientifica supporta i suoi effetti positivi sul trattamento dell’emicrania. Si evidenzia, in particolare, che una supplementazione di 400 mg al giorno di vitamina B2, per 3 mesi, può ridurre la frequenza e l’intensità degli attacchi di emicrania, poiché in grado di supportare il metabolismo energetico cerebrale.10
- Magnesio: coinvolto in più di 600 reazioni enzimatiche, il magnesio è un minerale importantissimo anche per l’equilibrio energetico del cervello. Non a caso, il deficit di magnesio viene considerato un trigger degli attacchi di emicrania. L’integrazione di questo minerale si classifica come un’opzione efficace, a basso costo e ben tollerata, senza dubbio utile in presenza di eventuali controindicazioni ai farmaci.11
- Omega-3: sulla base di alcune evidenze, uno scarso apporto di acidi grassi omega-3 si assocerebbe ad attacchi di emicrania più frequenti, mentre la relativa integrazione ridurrebbe il numero di episodi. In tale contesto, anche il rapporto omega-3/omega-6, a favore degli omega-3, assume una certa importanza, poiché implicato nel “bilanciamento” della percezione dolorosa.12
- Acqua: anche la disidratazione svolge un ruolo nella problematica in questione, come accennato nel paragrafo precedente. Uno studio recente, in particolare, ha mostrato una correlazione inversa tra consumo giornaliero di acqua e ricomparsa/entità dei sintomi.13 In sostanza, è buona norma idratarsi in modo regolare e continuativo, al fine di mitigare e/o prevenire le riacutizzazioni.
- Dieta chetogenica: si tratta di un approccio dietetico ad apporto glucidico molto basso, basato sull’utilizzo dei grassi di deposito a scopo energetico e sulla produzione dei corpi chetonici. Questi ultimi, nello specifico, si mostrano efficaci nella prevenzione degli attacchi di emicrania, come confermato da alcuni studi sull’argomento. Tra le altre cose, essi agiscono contrastando l’infiammazione neurale e supportando il metabolismo energetico mitocondriale. 14
4. Consigli pratici per una dieta personalizzata
Una modalità molto utile per impostare la dieta consiste nel tenere un diario alimentare. Prendere nota, ogni giorno, dei cibi consumati e delle relative quantità, insieme alla presenza/assenza di un attacco di emicrania, facilita l’identificazione dei potenziali trigger alimentari. Un aiuto in più deriva dalle etichette dei cibi confezionati, che documentano il contenuto, tra gli ingredienti, di eventuali trigger.
Il digiuno prolungato e le fluttuazioni glicemiche rientrano tra i possibili fattori scatenanti.15 Per questo motivo, è bene non saltare i pasti e prediligere alimenti a basso indice glicemico.
Le difficoltà nel raggiungere un’impostazione personalizzata vengono gestite, e superate, con l’aiuto di un professionista della nutrizione, evitando squilibri e possibili carenze.
5. La dieta può curare completamente l’emicrania?
Agire sulla dieta non conduce alla completa risoluzione dell’emicrania, trattandosi di una patologia piuttosto complessa. Tuttavia, i fattori alimentari rivestono un ruolo non trascurabile, e lavorare sulla propria alimentazione, in modo da renderla meno “predisponente”, contribuisce alla significativa riduzione degli attacchi. In linea generale, la dieta si inserisce in un insieme più ampio di rimedi per l’emicrania, la cui attuazione (ed efficacia) è per lo più soggettiva.
Prima di ricorrere a qualsiasi rimedio o farmaco, ad ogni modo, è fondamentale comprendere l’origine e la natura del proprio mal di testa. Se vuoi approfondire questo argomento, ti invitiamo a consultare l’articolo dedicato: “Diagnosi del mal di testa: come capire che mal di testa hai?”.
Fonti
- D'Andrea G, D'Amico D, Bussone G, Bolner A, Aguggia M, Saracco MG, Galloni E, De Riva V, Colavito D, Leon A, Rosteghin V, Perini F. The role of tyrosine metabolism in the pathogenesis of chronic migraine. Cephalalgia. 2013 Aug;33(11):932-7. doi: 10.1177/0333102413480755. Epub 2013 Mar 14. PMID: 23493762.
- Peris F, Donoghue S, Torres F, Mian A, Wöber C. Towards improved migraine management: Determining potential trigger factors in individual patients. Cephalalgia. 2017 Apr;37(5):452-463. doi: 10.1177/0333102416649761. Epub 2016 May 14. PMID: 27179352.
- Izquierdo-Casas J, Comas-Basté O, Latorre-Moratalla ML, Lorente-Gascón M, Duelo A, Vidal-Carou MC, Soler-Singla L. Low serum diamine oxidase (DAO) activity levels in patients with migraine. J Physiol Biochem. 2018 Feb;74(1):93-99. doi: 10.1007/s13105-017-0571-3. Epub 2017 Jun 17. PMID: 28624934.
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